È in corso oggi a Milano la nuova udienza del procedimento giudiziario a carico di Alessia Pifferi, accusata di aver fatto morire di stenti la figlioletta Diana di 18 mesi. Un caso che ha sconvolto l’Italia intera e di cui a distanza di quasi due anni si continua a discutere, anche per via delle dibattute perizie psichiatriche cui è stata sottoposta la donna.
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Alessia Pifferi: “Non ho ucciso mia figlia”
“Voglio dire davanti a tutta Italia che non ho mai voluto far del male a mia figlia, non l’ho uccisa, non mi è mai passato per la mente di uccidere mia figlia, non è stata una cosa premeditata”. Sono queste le parole pronunciate da Alessia Pifferi, nell’aula del processo in corso a Milano. “Non sono un assassino o un mostro, ma sono solo una mamma che ha perso la sua bambina, mai ho pensato che potesse accadere una roba del genere alla mia bambina”, ha continuato.
“Diana è stata il regalo più bello della mia vita”
Alessia Pifferi ha poi proseguito: “Non c’è minuto o giorno in cui non penso a mia figlia Diana, non ho mai negato a mia sorella di vederla. Diana è venuta al mondo all’improvviso, non sapevo di essere incinta, l’ho accettata è stata il regalo più bello che la vita potesse regalarmi”, ha detto ancora Pifferi aggiungendo: “I miei familiari sapevano delle problematiche che avevo ma non mi hanno mai detto nulla, se crescendo me ne avessero parlato non so che metodo di cura avrei potuto fare ma mi sarei curata e penso che oggi sarei ancora con Diana e non ci troveremmo in questa situazione drammatica”.
“Sono stata picchiata in carcere”
“Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina“, ha quindi affermato la donna ricordando che “in carcere sono stata picchiata dalle detenute a San Vittore, mi urlano ‘mostro’ o ‘assassina devi morire’, ma non ho mai pensato o premeditato che potesse accadere una cosa così terribile a mia figlia, non ho mai voluta ammazzarla, non mi è mai passato dalla testa di ammazzare mia figlia”.
Il pm: “Diana morta lentamente in modo atroce”
Sempre oggi, i giudici di Milano avevano detto no all’integrazione della perizia psichiatrica per Pifferi. “Non appare assolutamente necessario l’integrazione della perizia richiesta dalla difesa, alla luce delle approfondite valutazioni psichiatriche del perito e dei consulenti delle parti” e per questo “rigetta la richiesta della difesa”. La “tragica morte della piccola Diana” inizia il 14 luglio del 2022 e si conclude il 20 luglio, “stiamo parlando di sei giorni in cui la figlia dell’imputata, di appena un anno e mezzo, resta sola in casa senza nessuno, senza nessun tipo di assistenza e cura, senza un’alimentazione adeguata, senza cibo, acqua o latte che possa assicurarle la sopravvivenza”. E’ iniziata così la requisitoria del pm di Milano Francesco De Tommasi che si appresta a chiedere la condanna di Alessia Pifferi. Per una bambina di un anno e mezzo “sei giorni è un’eternità” e così, in una culletta, “si conclude la parabola triste, sfortunata, di questa bambina” che ha “patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente all’esito di un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali fino a perdere la vita”. Diana era sola in casa “perché la madre invece di adempiere ai propri dovere, stare accanto alla figlia, l’ha lasciata sola ed è corsa dal suo compagno” ha aggiunto.
“Turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi già da bambina
Su richiesta della difesa, nel frattempo, i giudici hanno acquisito nuova documentazioni medica in cui si dimostra che Alessia Pifferi , aveva – durante l’epoca scolastica – “turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi” tanto che la giovane aveva un insegnante di sostegno. Cartella clinica e documenti originali alla cui acquisizione non si sono opposte né la procura, che ha presentato una propria memoria, né la parte civile, ma che per il pm Francesco De Tommasi raccontano “di una donna che non esiste più” e di una imputata priva di patologie che impediscono di riconoscere la sua responsabilità nella morte della figlia. Per questo motivo la difesa aveva chiesto di consentire un’integrazione della perizia dello psichiatra Elvezio Pirfo, scelto dai giudici di Milano per sciogliere il nodo sulla capacità di intendere e volere di Alessia Pifferi.
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Per la pubblica accusa “dobbiamo valutare Alessia Pifferi per come era in quella maledetta settimana, dal 14 al 20 luglio del 2022” e la nuova documentazione clinica “ci parla di una persona di 30 anni fa che non esiste più. Forse non avrà il massimo del quoziente intellettivo, ma sa far funzionare la testa. Ritengo giusto acquisire questa documentazione, ma oggi dovrà essere giudicata per un fatto gravissimo e investire nuovamente lo psichiatra Pirfo – su due persone completamente diverse – comporterebbe un allungamento dei tempi del dibattimento che ha offerto tutti gli elementi necessari per decidere. Ora tocca a voi prendere la decisione finale”. Per Pirfo, insomma, l’imputata è capace di intendere e volere.