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Alitalia verso la nazionalizzazione: a rimetterci saranno ancora i contribuenti (cioè noi)

Allacciamo le cinture. Noi contribuenti messi su un volo Alitalia che non si sa mai se ci porterà a destinazione… “Difficilmente Giovanni Tria potrà opporsi a una delle operazioni più rischiose per i contribuenti che si sta preparando dopo la legge di Bilancio: la ri-statalizzazione di Alitalia con l’ingresso di azionisti come Fs, Cdp e Poste, aziende che pure fanno capo al ministero dell’Economia”. Dopo le indiscrezioni stampa, sarebbe stato trovato un accordo di massima per la nazionalizzazione del vettore, che prevede una prima fase in cui ci sarebbe una newco con Ferrovie dello Stato e Poste Italiane e, successivamente, l’ ingresso di un partner industriale.

Lo schema di rilancio avrebbe già ricevuto l’ok da parte della Commissione Europea. Così il sovranismo aereo dovrà ricorrere ai denari di Ferrovie dello Stato o di Poste. Benché il modello venga sbandierato come essenziale al turismo, non esiste altra compagnia in mano alle ferrovie. Deutsche Bank ha con Lufthansa solo una partnership commerciale. Trenitalia, per esempio, con Emirates.

Alitalia punta dunque alla ri-nazionalizzazione. L’operazione, però, dovrà evitare di essere inquadrata come aiuto di Stato e quindi ricevere il no dell’Ue: tutto è in mano al commissario Enrico Laghi, che ha studiato anche il prestito ponte per l’Ilva. La newco potrebbe anche essere guidata in futuro da Luigi Gubitosi e la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe entrare finanziando la società per acquisire nuove aerei a lungo raggio. La deadline per chiudere l’offerta è il 31 ottobre prossimo altrimenti il governo dovrà approvare un altro decreto di proroga.

A Seattle, casa di Boeing, domina lo stupore. A Colonia, quartier generale di Lufthansa, l’irritazione. A Roma, nella sede di Poste italiane, la perplessità. Più si avvicina il 31 ottobre, il termine fissato dal precedente governo per la procedura di vendita, più la situazione di Alitalia si ingarbuglia. Innescando una serie di smentite — più o meno ufficiali — da parte delle società citate dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, e da alcuni articoli stampa.

La compagnia tricolore è in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 e ha 900 milioni di euro di prestito statale da restituire entro metà dicembre. Secondo Toninelli la soluzione sarebbe con Ferrovie dello Stato, Poste italiane e con il colosso mondiale dell’aerospazio, Boeing. Fuori la tedesca Lufthansa che non l’ha presa bene: da mesi loro si dicono disponibili a sedersi al tavolo con gli esponenti del governo per discutere sul futuro di Alitalia. L’Ad del gruppo ferroviario Gianfranco Battisti dice: “Se ci dovesse essere chiesto un impegno a valutare un piano industriale che può rendere sostenibile un business aeronautico, perché non valutarlo?”. Nessuna conferma anche da Poste italiane. “Non abbiamo avuto alcun tipo di interessamento sul dossier Alitalia, quindi io lo leggo sulla stampa”, ha detto in audizione alla Camera l’ad Matteo Del Fante. E Boeing? Niente, anche loro dicono: “Alitalia è un apprezzato cliente di Boeing. Per nostra policy generale, non commentiamo sulle discussioni private”.

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