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Allarme Fbi e Bruxelles: “Interferenze russe sulle elezioni europee di maggio”. Cosa sta succedendo

Elezioni europee in arrivo, ecco l’allarma di Fbi e intelligence: la Russia già si sta muovendo. Gli apparati collegati al governo di Putin hanno ripreso le attività di interferenza con i processi politici delle democrazie europee, Italia inclusa, in vista del voto del 26 maggio. Oppure non hanno mai smesso, per meglio dire, perché queste operazioni ormai vanno avanti da anni, come hanno dimostrato le denunce fatte in occasione del referendum costituzionale del 2016 per far cadere Renzi e le politiche dell’anno scorso.

Il primo allarme ufficiale lo ha lanciato la Commissaria europea per la Giustizia, Vera Jourova, che all’inizio di aprile è andata a Washington anche per discutere questa minaccia. “Abbiamo ricevuto informazioni da diversi stati membri secondo cui le campagne di disinformazione sono riprese ovunque”.

Qualche giorno dopo la denuncia è stata rilanciata dal capo dell’Fbi, Wray, che al Council on Foreign Relations ha detto: “Non si tratta di un pericolo legato solo ad un ciclo elettorale, ma una minaccia che dura 365 giorni all’anno”. Poi ha aggiunto che le interferenze russe durante le elezioni midterm del 2018 sono state “la prova generale per il grande show del 2020”. L’intelligence americana guarda con grande attenzione al voto europeo di fine maggio, perché lo considera un test di quanto Mosca cercherà di fare negli Usa durante le presidenziali del prossimo anno.

Gli specialisti della sicurezza digitale legati alla comunità dei servizi occidentali hanno cominciato a lavorare da tempo, e sostengono di aver già individuato tra 250 account di Twitter attivi in Francia 100 in Germania, per influenzare il voto del 26 maggio. Si tratta di bots, ma anche persone fisiche. In certi casi vengono reclutate quasi a loro insaputa dai gestori della propaganda, che notano la propensione a rilanciare le fake news o il materiale di strutture come la Internet Research Agency di San Pietroburgo.

putin non può comprare i btp italiani

Alcuni vengono pagati dalle strutture ufficiali, o con piccoli contributi difficili da tracciare, inviati da persone che fingono di apprezzare il loro lavoro e vogliono sostenerlo. Nel frattempo la strategia di Mosca si è evoluta, da quando nel 2017 erano stati scoperti 37 siti italiani che condividevano i codici di Google AdSense con la Russia. Se alle scorse elezioni la propaganda si faceva rimandando i tweet di Sputnik o RT, oggi le tecniche sono più sofisticate.

Gli investigatori hanno individuato siti che sembrano innocui portali di think tank, ma in realtà sono creati dai servizi russi per diffondere il loro materiale. I sospetti si concentrano su pagine come Global Research, che si presenta come un gruppo di studio basato in Canada, ma pubblica analisi che sembrano scritte apposta per difendere gli interessi di Mosca, tradotte anche in italiano. Il discorso è simile per South Front e altri siti in inglese, registrati però in Russia.

Le ricerche ora si concentrando anche sull’Italia, dove sono stati individuati almeno 22 account di Twitter strumenti della propaganda russa. Le analisi sono in corso, numeri e dettagli aumentano. L’attenzione è stata attirata anche da pagine Facebook che potrebbero diventare strumenti della propaganda.

 

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