L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna ha portato alla luce una situazione preoccupante: gli otto miliardi di euro di fondi anti dissesto destinati all’Italia Sicura e al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rischiano di rimanere inutilizzati entro il 2026. Secondo la Corte dei Conti, ciò è dovuto alla “dubbia capacità progettuale” di alcune regioni e alla “carenza di profili tecnici unitamente alla programmazione sul territorio”. Questa situazione assume un’importanza cruciale considerando che il 90% dei comuni italiani è a rischio di alluvione.
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Alluvione Emilia Romagna: lo scandalo dei fondi anti dissesto
Alluvione in Emilia Romagna a parte, un rapporto recente della piattaforma Rendis, che monitora gli interventi per il dissesto idrogeologico, rivela che solo due terzi dei cantieri finanziati sono stati conclusi. Un esempio emblematico è rappresentato dal fiume Misa, la cui esondazione lo scorso settembre ha causato la morte di 10 persone a Senigallia. Nonostante ciò, solo quattro chilometri del fiume sono stati messi in sicurezza dal 2009, con una spesa complessiva di 4,5 milioni di euro. Questa situazione si ripete in tutta Italia, dal Nord al Sud.
Erasmo D’Angelis, ex sottosegretario ai Trasporti e responsabile della struttura Italia Sicura istituita durante il governo Renzi, sottolinea l’urgente necessità di un piano di azione immediato. L’Italia è caratterizzata da un elevato tasso di precipitazioni, con oltre 300 miliardi di metri cubi di acqua che si riversano in oltre 7.000 corsi d’acqua torrentizi. In situazioni come quella dell’alluvione in Emilia Romagna, sono necessarie infrastrutture di difesa, soprattutto nella bassa Romagna, per prevenire il flusso di acqua dalle montagne alla pianura. D’Angelis propone interventi per un totale di 30 miliardi di euro da realizzare nell’arco di dieci anni.
Come utilizzare i fondi
Il centro Italia è particolarmente a rischio, e Roma, in particolare, è esposta a pericoli alluvionali. Circa 360.000 abitanti della capitale sono a rischio. D’Angelis afferma che molte opere per contenere la piena dei fiumi provenienti dalla Toscana e dall’Umbria, come il Paglia, che scaricano nel Tevere, devono ancora essere avviate. L’abusivismo edilizio rappresenta una sfida aggiuntiva, soprattutto ad Ostia, l’unica foce di un grande fiume urbanizzata, che si trova in zone ad alto rischio. A tutto ciò si aggiunge la prospettiva della crisi idrica imminente durante il periodo estivo. Secondo la Fondazione Hearth and Water Agenda, è necessario un piano nazionale di investimenti di circa cinque miliardi di euro all’anno, che includa la creazione di piccoli e medi invasi per sfruttare al meglio le risorse idriche disponibili.
Alluvione in Emilia Romagna e altri territori a rischio
Attualmente in Italia ci sono 531 grandi dighe, ma circa 100 di esse sono fuori uso. Questo significa che raccogliamo solo otto miliardi di metri cubi di acqua all’anno anziché i 13 miliardi di metri cubi potenzialmente disponibili. I dissalatori potrebbero rappresentare una soluzione efficace, specialmente per le zone costiere che non dispongono di fonti d’acqua autonome, come ad esempio la Puglia. Tuttavia, in altre regioni come Roma, non è necessario ricorrere a questa tecnologia, poiché l’acqua proveniente dal fiume Peschiera che raggiunge la Capitale è di ottima qualità e non si esaurirà.
Un altro grave problema da affrontare riguarda le perdite idriche. La rete idrica nazionale necessita di massicci investimenti, poiché circa un terzo dei suoi 550.000 chilometri presenta perdite d’acqua evidenti. È una situazione che l’Italia non può più permettersi. In conclusione, l‘alluvione in Emilia Romagna ha messo in luce il problema della lentezza e delle carenze nella gestione dei fondi anti dissesto in Italia. È urgente attivare un piano di azione immediato per garantire la sicurezza idrogeologica del Paese. Sono necessari fondi e investimenti significativi per la realizzazione di infrastrutture di difesa, la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e il potenziamento delle reti idriche. Solo così l’Italia potrà affrontare in modo efficace le sfide legate alle alluvioni, alla crisi idrica e alla gestione delle risorse idriche.
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