L’ex studentessa americana Amanda Knox, che quindici anni fa fu coinvolta nell’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher a Perugia, ha concesso un’intervista al settimanale “Oggi”.
Amanda ha 35 anni, vive a Vashon, un’isola dello stato di Washington e ha sposato Chris Robinson, dal quale ha avuto di recente la figlia Eureka Muse.
Per lo stupro e l’uccisione di Meredith furono dapprima accusati il dj Patrick Lumumba e poi la stessa Knox e il suo fidanzato di allora, Raffaele Sollecito. Alla fine, però, il principale indiziato, Rudy Guede, è stato arrestato dopo un periodo di latitanza all’estero e condannato a sedici anni di detenzione, tredici dei quali già scontati.
Al settimanale “Oggi”, Knox parla della sua vita attuale, quella che la vede impegnatissima nelle lotte per i diritti civili, ma anche titolare di un podcast che si chiama Labyrinths.
Un passaggio dell’intervista, però, tratta inevitabilmente di quel terribile periodo italiano: “Sono infinitamente grata di essere viva e di esser stata scagionata. Ma niente potrà restituirmi i quattro anni trascorsi senza motivo in carcere, e niente potrà cancellare il trauma che è stato inflitto alla mia famiglia, ai miei amici e a me. Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa, resterò per sempre la ‘ragazza che è stata accusata di omicidio'”.
E poi ha parole molto dure nei confronti di Guede: “Penso che, dopo 13 anni in galera, è probabile che Guede non sia più un pericolo per la società. Ma penso anche che il carcere non l’abbia rieducato. Una persona che continua ad accusare degli innocenti del delitto che lui stesso ha commesso, e che si rifiuta di concedere la verità a una famiglia devastata dal dolore, resta un criminale”.