Anche Mario Draghi perde la pazienza con Vladimir Putin. Durante la conferenza stampa di presentazione del decreto con cui si elimina di fatto il green pass in Italia, il presidente del Consiglio analizza gli aspetti fondamentali della crisi economica e politica collegata alla guerra in Ucraina. Secondo lui non ci sono dubbi sul fatto che Putin sia l’unico responsabile di quanto sta accadendo.
“Il modo migliore per tranquillizzare è dire sempre la verità. – dichiara Draghi in conferenza stampa – Siamo pronti ad affrontare questo momento. Vale per tutte le situazioni. È normale che gli italiani siano stanchi (per la pandemia) e preoccupati per quel che avviene in Ucraina. Questa è una situazione per cui tutti cerchiamo la pace, ma purtroppo Putin non vuole la pace. Le sanzioni alla Russia hanno dato luogo a tante insufficienze (di materie prime) e hanno conseguenze anche su noi stessi. Ma tanto siamo convinti che queste sanzioni siano appropriate e che possano essere rafforzate, tanto il governo è pronto per aiutare imprese e famiglie in questo momento difficile”.
Secondo Draghi “non è ancora il caso” di preoccuparsi per i possibili effetti economici in Italia della guerra in Ucraina. “Prenderemo dei provvedimenti. Dobbiamo prepararci, ma da qui a lanciare allarmi ancora ci corre. – rassicura il premier – Dobbiamo reagire, per esempio, alle insufficienze degli approvvigionamenti alimentari come a quelli per il gas con la diversificazione, con un intervento sui prezzi, aiutare famiglie e imprese”.
Mario Draghi spiega che tra le misure “a cui si lavora c’è quella di un tetto al prezzo del gas. Perché è un fatto che in Ue sia superiore a tutte le altre parti del mondo. C’è dunque la necessità di affrontare questa specificità, siamo convinti della necessità di un tetto”. Sull’invio di armi, invece, “l’Italia, come altri Paesi dell’alleanza, aiuta l’Ucraina a difendere la propria società e democrazia. E, mentre lo facciamo, difendiamo allo stesso momento i nostri valori su cui è fondata la Repubblica, l’Unione Europea. Quindi l’invio di armi o l’applicazione di sanzioni va visto in questo modo: sono strumenti necessari che dobbiamo usare per difenderci, per difendere l’Ucraina, la nostra democrazia, la nostra libertà e i nostri valori fondamentali”, conclude.
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