La Tav, alla fine, s’avrà da fare. Si sono ormai rassegnati tutti, ad esclusione del movimento No Tav che continua a promettere disordini e proteste violente. I Cinque Stelle, storica sponda politica di chi era schierato contro il completamento dell’opera, sembrano invece aver alzato bandiera bianca. L’ultimo in ordine cronologico ad aprire alla possibilità di realizzare l’alta velocità Torino-Lione è stato Beppe Grillo, in passato battagliero e ora invece tutt’altro che determinato.
Nello specifico, la valutazione di Grillo resta fortemente negativa, ma il ragionamento complessivo viene ora integrato da riflessioni di ordine più generale e da una certa dose di rassegnazione: “La stessa TAV è un fantoccio dell’idea di futuro, ma non deve diventarlo la democrazia. Il mondo sta passando di mano, stiamo diventando una proprietà delle multinazionali finanziarie. C’è l’ex presidente del fondo monetario internazionale a dirigere la banca che si è impossessata dell’Europa. Questo non significa che noi abbiamo smesso di essere una democrazia parlamentare”.
“Tony Nelly è riuscito a fare miracoli per rendere meno disastroso l’impatto della piramide del terzo millennio ed il presidente Conte a tenere testa al Micron. Questo cambia il rapporto fra i costi (un dilagare di reazionarietà e negazionismo dei diritti dell’uomo… quello che deve lavorare per vivere) e benefici (il PIL sale anche costruendo piramidi). Allora costruiamo la Piramide se lo decide il parlamento, il maledettissimo PIL salirà un po’, e non dovremo buttarci dentro architetti ed ingegneri dopo che avranno finito i lavori. Perché il senso di questa opera inutile lo abbiamo sotto gli occhi tutti quanti: evitare che il paese smotti ancora di più verso la paura”.
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