Non è ancora finito lo scandalo che vede coinvolto il padre di Luigi Di Maio, Antonio, accusato di aver fatto lavorare in nero un operaio nell’azienda di famiglia. Il vicepremier ha provato a smorzare i toni, mostrandosi ben disposto a collaborare per chiarire i confini del caso e sostenendo, dopo una consultazione con il genitore, che si tratti di un unico, per quanto spiacevole caso: quello del manovale Salvatore Pizzo. In un servizio in onda su Le Iene nelle prossime ore, però, sembra emergere una realtà ben diversa.
Tanti giornali hanno infatti anticipato alcuni contenuti dell’inchiesta, che evidenzia altri episodi analoghi. Tre, almeno: altri due lavoratori sostenevano di aver lavorato in nero per l’azienda di Antonio Di Maio in un periodo lungo circa otto mesi, un terzo sosteneva di non essere stato in regola per ben tre anni. Ci sarebbe anche un quarto impiegato che ha raccontato una scenetta per niente edificante: impiegato nel cantiere dell’azienda, si era dato alla fuga nei campi per sfuggire a un ispettore del lavoro.
Casi che si aggiungono a quello di Salvatore, l’operaio che ha scoperchiato il vaso di Pandora. E sul quale emergono nuovi dettagli, come un infortunio sul lavoro (una ferita al dito) che lo ha visto accompagnato al pronto soccorso dallo stesso Antonio Di Maio, che suggeriva però al lavoratore di non rivelare la natura del suo incidente e che si offriva di pagare poi lo stipendio all’impiegato anche durante il periodo di assenza per malattia, salvo poi non riassumerlo più una volta terminata la convalescenza.
La domanda che si fanno in questo momento tanto i giornalisti quanto gli italiani, soprattutto sui social, è però la seguente: Luigi Di Maio poteva non sapere niente di tutto questo? Il leader pentastellato chiarisce in merito: “Mio padre ha fatto degli errori nella sua vita, e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre. E capirete anche che sia improbabile che un padre racconti al figlio 24enne un accaduto del genere”.
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