Un ritratto a tutto tondo quello che Anna Maria Cossiga restituisce del padre Francesco in un’intervista al Corriere della Sera. Lo racconta nelle vacanze in Irlanda, nella sua Sassari e nelle escursioni in montagna, che amava più del mare. Nei suoi rapporti con i personaggi politici italiani e anche con quelli stranieri.
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Anna Maria Cossiga: “Vi racconto mio padre Francesco”
Il primo ricordo di suo padre, che Anna Maria Cossiga chiama “babbo“, è in Sardegna «Siamo bambini a Sassari, io e mio fratello Giuseppe, di due anni più piccolo, e babbo per divertirci ci fa le casette di carta. Lo rivedo chino a ritagliare il cartone, aprire le finestrelle, mettere il cellophane al posto dei vetri…».
Anna Maria, saggista e docente di antropologia culturale e geopolitica, confessa che era “molto severo. Un po’ rigido. Non dovete pensare al picconatore, o al presidente emerito, giocoso e allegro. Da giovane era molto serio. Prima di andare al cinema controllava il giudizio di Famiglia Cristiana. Non ci ha mai picchiato: ricordo una sculacciata a mio fratello e una sculacciata a me”. Ero a casa di nonna Anna e facevo i capricci perché non volevo venire via con babbo…”.
Tra i giochi di infanzia, Anna Maria Cossiga ricorda che il padre faceva disegnare a lei e al fratello le bandiere di tutti i Paesi, “per prima quella del Regno Unito, così complicata, ma anche degli Stati africani. Poi ci insegnava gli inni nazionali, bofonchiando. Non l’ho mai sentito cantare in vita mia. Però adorava ascoltare l’inno della brigata Sassari. Muoveva le braccia come per dirigerlo ed era felicissimo”. L’antropologa ricorda, poi, le vacanze al mare “a far volare sulla spiaggia di Platamona gli aquiloni che fabbricava mia madre. Babbo però non amava il mare, preferiva la montagna.
Da bambini andavamo in vacanza in Alto Adige: San Candido, Dobbiaco, Brunico. Compravamo la piccozza e i pantaloni alla zuava, ricordo ancora l’odore del velluto, e partivamo verso le cime. Babbo ha sempre amato le terre di confine, quelle che chiamava le piccole patrie”. Francesco Cossiga adorava l’Irlanda e vi si rifugiava spesso. “Da adulta lo accompagnavo in vacanza, a visitare castelli, a cenare nelle locande, ad ascoltare la musica nei pub. Cantavo per lui una canzone, Molly Malone… E poi la Catalogna e i Paesi baschi”.
Il trasferimento a Roma nel 1968
«Nel 1968, quando divenne sottosegretario alla Difesa, ci trasferimmo a Roma per stargli vicino; prima da deputato tornava a Sassari ogni week-end. Andammo a stare tutti insieme alla Balduina, in una casa in affitto con un bel terrazzo. Babbo non amava comprare case». Cossiga era moto credente “anche se non gli piaceva che il Vaticano si impicciasse con lo Stato». Il suo mentore era stato Giovanni Battista Montini.
“Ma poi aveva legato molto con Ratzinger, prima ancora che diventasse Papa. Quando fu eletto Wojtyla ci invitò a colazione, con tutta la famiglia. Lo ricordo gioviale, aperto, divertente. Mi chiese: “Quanti anni hai?”. Diciassette, Santità. “Ecco, adesso cominciano i guai”».
Anna Maria Cossiga: “Sono sempre stata di sinistra”
«Sono sempre stata di sinistra, senza rimorsi; anche perché la prima volta votai solo per la Camera e babbo stava in Senato. Avevamo discussioni molto accese, molto libere, lui rispettava le mie idee”. Quanto al rapporto con Andreotti, Anna Maria confida: “Un po’ freddo. Però quando mi stavo laureando, con una tesi sugli ebrei romani, babbo mi mandò da lui, dicendo che mi avrebbe indicato fonti e testimoni. Andreotti fu gentilissimo. Ogni tanto andavo a prendere il caffè con lui al Senato. Quando poi finì sotto processo, babbo lo difese a viso aperto. Era certo che le accuse fossero del tutto infondate”.
In casa, comunque, si parlava molto di politica e anche “di teologia. Di storia. E del conflitto israelo-palestinese. Babbo era sionista. Con Israele sino alla morte. Anch’io ero abbastanza filoisraeliana. Mio fratello invece era filopalestinese”. Considerava inoltre il il fascismo “il male assoluto. Veniva da una famiglia fortemente antifascista”. Cossiga non era massone, ma lo era “suo nonno Francesco. Lui no: troppo cattolico. Però andava orgoglioso del nonno”. Alla domanda di Aldo Cazzullo “chi era Moro per Cossiga“, la figlia risponde: “Il maestro di politica. Aveva per lui grande ammirazione e grande affetto». Anna Maria ricorda i momenti del sequestro.
«Avevo 17 anni, ero a scuola dalle suore irlandesi. La professoressa di latino e greco mi vide e disse: ma come, non sono ancora venuti a prenderti? Avevo la scorta, cambiavamo sempre strada per andare a scuola. Babbo non c’era quasi mai. Ne parlammo poco. Quando giunse la notizia dell’assassinio ne soffrì enormemente. Ogni tanto ripeteva: “L’ho ucciso io”. E non nel sonno, com’è stato scritto. Da sveglio». Cossiga, dopo quel terribile fatto, si dimise da presidente del Consiglio, ma l’anno successo divenne presidente del Consiglio. “La passione politica lo possedeva».
Cossiga si separò dalla moglie e, all’epoca, si mormorò di un’infatuazione platonica per Federica Sciarelli, allora giornalista di punta del Tg3. «Gliel’abbiamo chiesto pure noi figli, ha negato nel modo più assoluto». Cossiga non ebbe altre donne, a dire della figlia. “Margaret Thatcher lo affascinava. Con lei era galante, le mandava fiori, si scrivevano. Rimasero in contatto anche quando lei lasciò il governo. Certo, era una fascinazione politica: la lady di ferro. Stimava molto anche Kohl. Meno Mitterrand. Babbo non era filofrancese, preferiva gli anglosassoni. Era un amerikano con la kappa».
Quanto alla presidenza degli Stadi Uniti, Anna Maria Cossiga non ha dubbi: “Trump non gli sarebbe piaciuto. Ma neppure Biden“. Gli piaceva, invece, D”Alema, con cui aveva creato un nuovo partito. “Lo considerava il suo capolavoro politico aver portato il primo ex comunista a Palazzo Chigi e avergli fatto combattere una guerra della Nato”. Quanto a Berlusconi, “babbo lo trovava irresistibilmente simpatico, ma non era il suo tipo di politico. Non l’ha mai votato. Mio fratello invece andò in Parlamento con Forza Italia», e con Craxi “quand’era potente non avevano un gran rapporto. Ma quando finì ad Hammamet babbo andò a trovarlo, e lo difese sempre».
“Babbo mi disse che Mambro e Fioravanti erano innocenti”
”Aveva sempre la casa piena di gente. Una volta trovai in salotto Francesca Mambro e Giusva Fioravanti che prendevano il tè. Rimasi basita. Ma lui mi disse: ‘Figlia mia, per la strage di Bologna sono innocenti’. Un’altra volta trovai Adriana Faranda, la brigatista. Quella volta spiegò: ‘Figlia mia, lo Stato deve fare pace con i terroristi sconfitti”’.
Anna Maria Cossiga shock: “Mio padre era bipolare”
Ad un certo punto dell’intervista a Cazzullo, Anna Maria Cossiga fa una rivelazione sorprendente: “Mio padre curava la depressione. Era bipolare. Lui stesso parlava dell’omino bianco — gioioso, allegro — e dell’omino nero, che vedeva tutto negativo. È una delle tante cose che ha passato anche a me, anche se in forma più leggera. Ma mi ha insegnato anche a non vergognarmi di avere un disagio psicologico». Poi si ammalò.
“Nell’ultimo anno vedeva solo nero. Era come se non avesse più voglia di vivere. Veniva un sacerdote, un grande amico ancora adesso, don Claudio Papa, a portargli la comunione. Cadde in coma, poi si svegliò, sembrava potesse riprendersi; invece ebbe una perforazione all’intestino, e se ne andò”. Cossiga non poté pronunciare le sue ultime parole. “Lasciò un testamento, con indicazioni dettagliate per il funerale: sulla bara dovevano esserci la bandiera sarda dei quattro mori e il tricolore italiano. Andammo a Sassari con un aereo militare. Dall’aeroporto alla città sfilammo tra due ali ininterrotte di folla”. L’intervista si conclude con Cazzullo che osserva: “I padri non se ne vanno mai del tutto”. “Certo che no. Babbo è sempre con me”, risponde Anna Maria Cossiga».