A Santa Margherita Ligure hanno “spento” il 5G. Sembra che qualcosa si stia muovendo e forse c’è una crescente consapevolezza, finalmente, ora che, dal 29 aprile, sono entrati in vigore i nuovi limiti di emissione elettromagnetica per le reti di telefonia cellulare.
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Pochi giorni fa, abbiamo riportato la notizia del sindaco di Lavagna, in provincia di Genova, Gian Alberto Mangiante, il quale ha emesso un’ordinanza vietando su tutto il territorio comunale “qualsivoglia aumento dei limiti dei campi elettromagnetici ad oggi vigenti, pari a 6 V/m”. Ha dichiarato che “nessuna ragione tecnica, tecnologica o economica potrà giustificare un aumento di tale limite con rischio per la salute della popolazione”.
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La protesta contro il 5G, “Rischi per la salute”
Ora, la protesta si allarga e, sempre in Liguria, anche Paolo Donadoni, sindaco di Santa Margherita Ligure, ha firmato un’analoga ordinanza contro il 5G su tutto il territorio comunale. Questo provvedimento si oppone all’innalzamento del campo elettromagnetico dai 6 ai 15 V/m (volt su metro, un’unità che misura l’intensità del campo elettromagnetico).
Poiché non si hanno ancora prove evidenti della presunta innocuità del 5G per la salute nel medio e lungo periodo, il sindaco ha affidato a un post su Facebook una considerazione riportata (solo) da Il Giornale d’Italia: “Nessuna ragione economica può compromettere la salute della popolazione”.
Il conto economico
Come anticipato, la rivolta contro il 5G è partita dalla piccola e incantevole regione tirrenica. Non solo il sindaco di Lavagna e quello di Santa Margherita Ligure, ma anche il primo cittadino di Rapallo, Carlo Bagnasco, ha emesso un’ordinanza che “vieta qualsivoglia aumento dei limiti dei campi elettromagnetici ad oggi vigenti, pari a 6 V/m”. Anche a Sestri Levante, il Consiglio comunale ha votato favorevolmente alla pratica presentata dal sindaco Solinas; stessa ordinanza a Cogorno, con il sindaco Gino Garibaldi, e a Pieve Ligure, dove il sindaco Paola Negro ha ribadito: “Un innalzamento dell’attuale limite dei 6 V/m, in ottica di ragionevolezza, prudenza e sostenibilità dovrebbe essere determinato sempre e soltanto in base a robuste scelte ed evidenze di tipo medico-scientifiche, e non in base a scelte politico-economiche, tecnologiche o comunque opportunistiche, in funzione di interessi diversi da quello primario della tutela della salute dei cittadini”.
Le nuove disposizioni prevedono un aumento dei limiti di emissione elettromagnetica a 15 V/m, consentendo ai gestori di modificare le proprie reti e di adeguarle a questi standard. Il tempo massimo per l’adeguamento ai parametri del 5G sarà di 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, attiva dal 29 aprile.
Se, dal punto di vista dell’inquinamento elettromagnetico, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, punta il dito contro “i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze“, vi è anche un risvolto economico da considerare: attualmente, il 62% dei siti nelle aree urbane non è in grado di essere aggiornato al 5G a causa dei limiti di emissione, comportando costi aggiuntivi stimati intorno a 1,3 miliardi di euro per operatore per estendere la copertura 5G.