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Antibiotico resistenza, cause e conseguenze di un fenomeno globale

Se l’uso globale di antibiotici sta aumentando, l’effetto è quello di una stimolazione verso una maggiore resistenza agli stessi.

Perchè?

Gli antibiotici hanno fatto il loro grande debutto durante la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti hanno tirato fuori dosi sempre più potenti di penicillina per combattere con successo le infezioni batteriche nelle truppe di soldati.

Nel dopoguerra la penicillina ha salvato migliaia di vite, facendo quello che nella medicina moderna è accaduto con gli antibiotici. Ma oggi la situazione si è complicata e si è creata quella che viene chiamata l’antibiotico-resistenza, ovvero la capacità di sviluppata dai microrganismi cattivi di resistere nei confronti di molecole a loro nocive come gli antibiotici.

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Le cause dell’antibiotico-resistenza

Questi farmaci antibatterici sono stati estremamente efficaci negli ultimi settant’anni, ma purtroppo si sta verificando una conseguenza inopportuna: più gli antibiotici vengono consumati, più gli insetti infettivi più resistenti riescono a tramutarsi in questi farmaci, dando origine a “superbatteri” che sono resistenti ai trattamenti.

Secondo uno studio pubblicato qualche giorno fa dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il problema dell’antibiotico-resistenza è globale, e sta aumentando.

I dati parlano chiaro: dopo aver esaminato l’uso di antibiotici in 76 paesi tra il 2000 e il 2015, i ricercatori della sanità pubblica hanno scoperto che il tasso di consumo di antibiotici era aumentato di quasi il 40%. Il numero totale di dosi stimate prese è aumentato del 65% nel 2015 rispetto a quelle del 2000.

Sebbene i paesi ad alto reddito come gli Stati Uniti consumino ancora la maggior parte degli antibiotici, il più grande aumento di consumo dal 2000 è stato registrato nei paesi a reddito medio-basso come la Turchia, l’Algeria, l’Egitto e la Tunisia. Ma il problema, indipendentemente da quanto sia ricca una nazione, rimane lo stesso, cioè lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza.

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Uso improprio e considerazioni

Bisogna ricordare che spesso si fa degli antibiotici un uso improprio: possono curare solo forme batteriche e non virali, o per malattie come l’asma senza alcun effetto benefico.

Secondo le ricerche, nel 2050 l’antibiotico resistenza sarà la causa principale di morte in tutto il mondo. Carlo Calzetti, specialista del reparto di Malattie infettive ed epatologia dell’ospedale di Parma, afferma a riguardo: «A questo si aggiunge un ulteriore problema di carattere economico, perché registrare e produrre nuovi antibiotici, che prevedono tempi di somministrazione brevi e quindi volumi di vendita bassi, rende poco. L’Italia è una delle nazioni in cui il fenomeno della resistenza agli antibiotici ha la diffusione maggiore, insieme alla Grecia, a Cipro e a molti paesi dell’Europa orientale. E’ importante ricordare che nei batteri la resistenza può diffondersi sia su base clonale, cioè da una generazione all’altra come per la maggioranza dei germi, sia su base plasmidica, attraverso quindi il passaggio di plasmidi da una cellula batterica ad un’altra, anche tra specie diverse. Ad esempio la resistenza del genere Klebsiella, causa di polmoniti, o dell’Escherichia coli, responsabile di malattie intestinali e sistemiche, è molto spiccata verso gli antibiotici di sintesi recenti come le cefalosporine di terza generazione ma anche verso altri antimicrobici come i fluorochinoloni e gli aminoglicosidi. La situazione invece è un po’ più tranquilla per germi Gram positivi, meno diffusi, e per i quali ci sono più farmaci a disposizione».

Uno dei maggiori timori di resistenza agli antibiotici è appunto l’evoluzione di un superbatterio, considerando che alcuni tipi di superbatteri resistenti agli antibiotici si sono già evoluti. Possiamo solo confidare sulle soluzioni farmacologiche che riusciranno a trovare gli ingegneri innovativi per sconfiggere i batteri più resistenti.

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