Il popolare motore di ricerca, nel mirino dell’Antitrust europeo per presunta violazione della libera concorrenza, attraverso un uso improprio del servizio Google shopping, potrebbe ritrovarsi a pagare una multa miliardaria.
Ancora una volta l’Antitrust UE presenta il conto al colosso di Mountain View e, in questa occasione, l’ammontare della multa per Google potrebbe raggiungere quota un miliardo di dollari. Il contenzioso nasce dai casi di abuso di posizione dominante nel mercato collegati al servizio Google Shopping. Si tratta della terza azione legale promossa dall’Antitrust UE nei confronti del gigante del comparto tech, oltre a quelle su Android e su AdSense. E se l’ammenda venisse confermata, sarebbe una delle più alte mai registrate, poiché seguirebbe l’applicazione del tetto massimo previsto per le multe, pari al 10% del giro di affari annuo della società incriminata relativo all’anno precedente.
«Google occupa una posizione dominante sul mercato dei servizi di ricerca generale su internet» sottolinea il commissario europeo Margrethe Vestager. «Dobbiamo garantire la libera concorrenza, solo così possiamo garantire l’innovazione necessaria alla crescita della nostra economia».
Multa per Google: i motivi della sanzione
Le ragioni alla base dell’opposizione mossa dall’Antitrust della Commissione Europea vanno ricercate nella gestione del servizio Google Shopping, che secondo il garante della concorrenza e del mercato sarebbe stato oltremodo avvantaggiato in termini di visibilità. Infatti, secondo quanto emerso da alcune indagini della Commissione, i risultati di ricerca legati ai prodotti dei partner di Big G sarebbero favoriti nell’essere presentati agli utenti prima ancora degli effettivi risultati rilevanti, che verrebbero invece relegati in fondo alla pagina.
In pratica, ogni qual volta si effettua una qualsiasi ricerca sul popolare motore, i risultati presentati in cima alla pagina sarebbero quelli che si riferiscono a prodotti venduti tramite il servizio Shopping, anche se – a tutti gli effetti – non dovrebbero essere i risultati più pertinenti e rilevanti ai fini della ricerca che si è fatta.
È evidente come questa pratica tenda a nuocere tutte quelle realtà che puntano ad essere trovate e conosciute avvalendosi della possibilità offerta nel comparire fra le prime posizioni dei risultati cosiddetti “organici” o “naturali”.
A peggiorare ulteriormente la situazione per Big G, potrebbe esserci anche – da parte dell’Antitrust UE – la decisione di richiedere una modifica dei termini del servizio, e non solo per la sezione Shopping.
Tuttavia, le indiscrezioni trapelate con riferimento alla procedura di sanzionamento e all’ammontare della multa per Google non trovano ancora conferma ufficiale. «Come d’abitudine, non commentiamo le indagini in corso, né forniamo informazioni sui tempi», ha ribadito un portavoce della Commissione Ue.
Da parte sua, Google conferma la posizione presa già in occasione dei precedenti provvedimenti a suo carico, ribadendo di lavorare allo sviluppo costante del servizio offerto in modo da allinearlo alle esigenze sempre più specifiche dei navigatori.
Le altre presunte violazioni
Gli altri due casi pendenti a Bruxelles, che prevederebbero una multa per Google di importo altrettanto consistente, sono quelli che interessano Android e AdSense.
Quanto al primo, l’Antitrust sostiene che l’azienda di Mountain View offrirebbe ai produttori incentivi di tipo finanziario o penalizzazioni a seconda dell’installazione o meno di Google Search e altre app sui propri dispositivi (Android appunto). Il tutto ovviamente a discapito della libera concorrenza.
Nel secondo caso, la sanzione riguarderebbe il circuito pubblicitario AdSense, che agisce come intermediario per i siti web e che secondo l’UE bloccherebbe la pubblicità di terze parti.
Non resta che aspettare ancora qualche settimana, dopo le quali sembra che da Bruxelles si cominceranno ad avere le prime sentenze definitive e le probabili condanne.
E sicuramente l’avvenimento non passerà inosservato perché, con probabilità elevata, vedrà concretizzarsi il primo caso in assoluto in cui sarà decretata una multa per Google legata al modo in cui opera.
Fonte originale principale: ilsole24ore.com