Antonio Pappalardo non potrà più fregiarsi del titolo di generale di cui andava tanto fiero. Nei giorni scorsi l’Arma dei Carabinieri ha deciso infatti di degradarlo per motivi disciplinari. Il leader e fondatore dei Gilet arancioni è accusato di aver tenuto un comportamento lesivo nei confronti della divisa che ha indossato fino al 2006, a causa delle sue posizioni politiche giudicate troppo estreme. Pappalardo comunque non ci sta e replica duramente ad una decisione che considera ingiusta.
L’ex generale Antonio Pappalardo, insieme ai suoi Gilet arancioni, si è reso protagonista negli ultimi mesi di una dura contestazione di piazza nei confronti delle misure di sicurezza adottate dal governo italiano durante la pandemia. Anche se lui non si è mai dichiarato un negazionista del virus, probabilmente è proprio la troppa vicinanza ai movimenti no-vax ad essergli costata cara. Il ministero della Difesa, in accordo con l’Arma, ha infatti deciso di togliergli i gradi di generale per rimozione. Per motivi disciplinari insomma.
Pappalardo, si legge in una nota, avrebbe “creato disonore alle forze armate durante la pandemia”. Una accusa che non convince affatto il capo dei Gilet arancioni che contesta la regolarità del provvedimento adottato. Il ministro della Difesa e i vertici dell’Arma vengono persino definiti dei “cialtroni”.
“Non mi chiamate per cortesia generale, perché mi mettete in difficoltà. – dichiara Pappalardo raggiunto dal Fatto Quotidiano – Mi dovete chiamare onorevole, perché sono stato sottosegretario di stato o deputato della Repubblica, chiamatemi eventualmente maestro perché sono un compositore musicale, sono un maestro molto apprezzato. Un fatto è certo, o Antonio Pappalardo o dottore o onorevole, io il 20 ottobre li vado ad arrestare”, attacca riferito ai politici. “Questi cialtroni hanno le microspie, hanno le registrazioni e cercano di mettermi in difficoltà. Non mi rompete più le scatole”, conclude poi stizzito.
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