Dopo un decennio di aspre battaglie legali, si è finalmente conclusa una controversa disputa ereditaria che ha visto protagonisti una collaboratrice domestica e i parenti di un’anziana signora di Lucca. La vicenda ha avuto inizio nel 2014, quando la donna, priva di marito e figli, è deceduta, lasciando in eredità un patrimonio in buoni postali del valore di circa 700.000 euro alla sua badante, che l’aveva assistita negli ultimi anni di vita.
Nel suo testamento, la 78enne aveva espressamente dichiarato: “Lascio tutto quello che ho alla mia badante, perché è stata la persona che mi ha accudito in questi anni.” Questa decisione inaspettata ha scatenato la rabbia dei parenti, che hanno immediatamente contestato la validità delle volontà testamentarie, sostenendo che l’anziana non fosse in grado di intendere e di volere al momento della stesura del testamento.
I familiari hanno quindi denunciato la collaboratrice domestica, accusandola di circonvenzione d’incapace, e ottenendo il congelamento del patrimonio fino alla risoluzione del caso. Dopo un lungo iter giudiziario, la badante è stata assolta nel 2022 dalle accuse penali, con i giudici che hanno stabilito che non vi era alcuna prova di manipolazione o coercizione.
Ora, dieci anni dopo la morte dell’anziana, la Corte civile d’Appello di Firenze ha definitivamente riconosciuto la collaboratrice domestica come unica erede legittima del patrimonio. Con questa sentenza, la donna potrà finalmente entrare in possesso dell’eredità, mentre i parenti, oltre a perdere ogni diritto sui beni, sono stati condannati al pagamento di 40.000 euro per le spese legali sostenute durante il processo. Questa conclusione pone fine a una lunga e travagliata vicenda giudiziaria, restituendo giustizia a chi ha fedelmente svolto il proprio ruolo di assistenza fino all’ultimo.