Il Consiglio dei ministri approva all’unanimità la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Convocato inizialmente per le 10 di mattina di venerdì 11 febbraio, il Cdm è slittato prima di un’ora e poi fino alle 12 e 30. I ministri di Forza Italia hanno spiegato che il ritardo era dovuto alla necessità di analizzare meglio alcuni aspetti della riforma. Dopo questo piccolo giallo, però, i lavori si sono conclusi velocemente. La soddisfazione del premier Mario Draghi e l’insoddisfazione di Giulia Bongiorno, responsabile del dipartimento Giustizia della Lega.
“È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie anche alle numerose interazioni con i partiti, il ministro Cartabia e il sottosegretario Garofoli- dichiara Draghi nella conferenza stampa dopo il Cdm – C’è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in Parlamento entro l’elezione del nuovo Csm”.
“C’è stata questa consapevolezza della necessità di un pieno coinvolgimento delle forze politiche. – spiega Draghi – Quindi niente tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura”, prosegue il premier aggiungendo che “c’è stato l’impegno di tutti ministri a sostenere con i propri partiti questa riforma”.
“La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica, ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità”, esulta anche il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ma per Giulia Bongiorno della Lega “quanto approvato è solo un punto di partenza. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum”.
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