Carola Rackete avrebbe agito nell’adempimento del suo dovere, salvando vite umane in mare. È questa la motivazione con cui il Gip del tribunale di Agrigento ha assolto l’ex capitana della nave ong Sea Watch 3. Nel giugno del 2019, la Rackete si scontrò a lungo con le autorità italiane. In particolar modo con l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, fautore della linea dura dei ‘porti chiusi’ contro l’immigrazione clandestina. Ora, però, la decisione del tribunale siciliano sconfessa la sua linea politica
“Carola Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare. Ha agito nell’adempimento del dovere perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli”, scrive il Gip di Agrigento, Micaela Raimondo, per motivare la sua richiesta di archiviazione nei confronti della capitana della Sea Watch 3.
“Migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture. La condotta (di Carola Rackete) risulta scriminata dalla causa di giustificazione”, spiega il giudice. “Non può essere considerata come luogo sicuro una nave in mare che, oltre a essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse”, puntualizza.
“Viene rilevato che il provvedimento interministeriale adottato il 15 giugno 2019 (il decreto di sicurezza a firma di Matteo Salvini ndr) nel vietare l’ingresso, il transito o la sosta dell’imbarcazione nel mare territoriale italiano – scrive il Gip – non faceva riferimento a specifiche situazioni di ordine e sicurezza pubblica che avrebbero potuto fare ritenere pericoloso lo sbarco in Italia dei naufraghi”.
Dunque, secondo il giudice “non sussistono elementi sufficienti per ritenere che il passaggio della imbarcazione possa definirsi non inoffensivo”. Dalla Sea Watch commentano così la notizia: “Questa ennesima archiviazione abbatte il pretestuoso muro legislativo eretto da Salvini e, nelle sue motivazioni, conferma quanto già stabilito dalla Corte di Cassazione. Soccorrere chi si trova in pericolo in mare e condurlo in un luogo sicuro è un dovere sancito dal diritto internazionale”.
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