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Il dramma di Arianna: “Mamma e papà sono morti, ma per noi niente tampone”

Una doppia tragedia familiare che imporrebbe il massimo del monitoraggio verso i familiari delle vittime. Dopo la morte della madre stroncata dal Coronavirus, senza riuscire ad ottenere neanche un tampone per tempo, ora è morto anche suo padre, già positivo e ricoverato in gravi condizioni. A casa sua, però, niente tamponi a tappeto: “Dicono che finché non stiamo male, non c’è bisogno”, racconta la testimonianza della figlia della sfortunata coppia. L’orfana in questione è Arianna Esposito, una ragazza di soli 27 anni a cui ormai resta solo l’amaro in bocca per l’assurda vicenda. In un intervista con Repubblica, la donna ha raccontato di essere riuscita ad ottenere un test “soltanto da 36 ore, dopo lunghissimi quattordici giorni di attesa” nonostante coabitasse con i genitori malati di Covid-19. Il colmo non è finito qui. “La circostanza assurda – ha spiegato la giovane mamma a al quotidiano – è che dopo aver tanto penato, è venuta una squadra della Asl, ha prelevato il tampone a me, ma non al mio compagno Alessandro, né al mio bambino. Ma siamo tutti dentro questa casa sepolti da settimane senza poter uscire, siamo stati tutti notte e giorno a contatto con mamma e papà, li abbiamo visti andare in condizioni disperate in ospedale, e ora non possiamo accompagnarli alla tomba. Ma non c’è assistenza, non c’è preoccupazione per noi. Quale prevenzione, quale logica, quale buon senso spiega questo?”.

Subito anche la morte del padre
“Mi hanno chiamata mercoledì sera – ha raccontato Arianna riferendosi alla telefonata dal vecchio Loreto Mare, oggi Covid Hospital – “Purtroppo, suo padre non ce l’ha fatta. Ci abbiamo provato”. Ma io lo sapevo, non nutrivo troppe speranze. Erano due settimane che non mi rispondeva più neanche ai messaggi. E in otto giorni, ho perso mamma e papà”. Lei, Anna Gentile, lui, Vincenzo Esposito, 55 e 57 anni, attivi e alle prese con lavori intensi, fino ai sintomi della malattia: lei titolare di un esercizio di detersivi e casalinghi a Salvator Rosa, lui appartenente a una famiglia di storici grossisti nello stesso settore, abituato anche a caricare e scaricare merce.
Alla morte della madre di Arianna, la vicenda era già stata denunciata da Repubblica. La cognata della vittima, Nunzia Esposito, aveva posto l’attenzione sulla lentezza e ritardi con cui Anna si era spenta lentamente, nella sua casa. Mentre Vincenzo era già risultato positivo e stava male, a lei nonostante i sintomi tipici, la forte astenia, capogiri, febbre, la mancanza di olfatto – negavano il tampone, via telefono. “Aspettiamo un po’, non avete sintomi acuti”. Invece è arrivata la morte, e il ricovero ormai inutile, era già vicina all’agonia.“Ci hanno lasciati qui soli. Per senso di responsabilità, né io né il mio compagno siamo scesi a fare mai una spesa da quindici giorni: i nostri familiari ci lasciano tutto davanti alla porta. Ma se io non avessi avuto parenti disposti a venire qui, a mettersi a rischio?”.

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