Il contratto 2022-2024 per il settore pubblico introduce numerose innovazioni riguardanti aumenti salariali, smart working e l’opzione della settimana lavorativa ridotta, influenzando circa 193.851 lavoratori impiegati nei ministeri, nelle agenzie fiscali e negli enti pubblici non economici come INPS, INAIL e ACI. Questo rinnovo contrattuale, tuttavia, è stato siglato senza il supporto dei principali sindacati, tra cui CGIL, UIL e USB, che hanno deciso di non aderire all’accordo.
In termini di aumenti salariali, il nuovo contratto prevede un incremento medio di circa 165,85 euro lordi al mese per ogni dipendente. Questo aumento si manifesta diversamente in base alla categoria lavorativa: gli operatori percepiranno un incremento di 121,40 euro, gli assistenti 127,70 euro, i funzionari 155,10 euro, e le alte professionalità 193,90 euro mensili. Per le posizioni organizzative con responsabilità particolarmente elevate, l’indennità annuale è aumentata fino a 3.500 euro rispetto ai precedenti 2.600. Inoltre, il contratto prolunga la possibilità di avanzamenti di carriera fino a giugno 2026 anche per coloro che, pur non avendo i titoli di studio previsti, possiedono esperienza qualificata: infatti, sono considerati validi per la promozione cinque anni di esperienza per i laureati e dieci per chi è diplomato, requisito che permette di diventare assistente o funzionario.
Lo smart working è un altro aspetto centrale del nuovo contratto, che amplia le possibilità di lavoro a distanza senza più l’obbligo di una prevalenza di lavoro in sede. In certi casi, i dipendenti potranno svolgere più del 50% delle ore lavorative da remoto. Un altro cambiamento significativo è che i lavoratori in smart working avranno finalmente diritto ai buoni pasto, ponendo fine alla discrepanza che finora dipendeva dalle politiche delle singole amministrazioni. Questo tema sarà anche oggetto di trattative integrative a livello nazionale, con la previsione di definire nuove disposizioni entro aprile di ogni anno per rispondere meglio alle esigenze del personale.
Una delle novità più interessanti è l’introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni, una misura sperimentale che mira a ridurre il numero di giorni lavorativi senza diminuire le ore settimanali, che rimangono 36. Per compensare il giorno libero aggiuntivo, le giornate di lavoro saranno estese a 9 ore, comprese le pause. Questa opzione, pur mantenendo inalterata la quantità di servizio offerto, risulterà più facilmente applicabile negli uffici che non richiedono un’interazione diretta e quotidiana con il pubblico, evitando così impatti negativi sugli utenti.
Infine, il nuovo contratto affronta anche il tema della gestione delle risorse in funzione dell’età (age management) e introduce permessi estesi per le visite mediche. Data l’età media sempre più elevata dei dipendenti pubblici e la tendenza a prolungare il servizio anche oltre l’età pensionabile, il contratto promuove un “patto intergenerazionale” che valorizza le competenze dei dipendenti più anziani e incoraggia la collaborazione con le nuove generazioni. Questo approccio, insieme alla crescente digitalizzazione del settore, ha l’obiettivo di agevolare un passaggio di competenze, accompagnando i dipendenti senior nell’uso delle tecnologie e rendendo più efficiente il lavoro pubblico.