Sei bandiere tricolore che sventolano in pieno centro storico ad Ascoli Piceno. Al centro, il fascio littorio della Repubblica Sociale Italiana e l’aquila. A vederle così sembrerebbero gli elementi di un set cinematografico, utili a ricreare l’atmosfera del Ventennio. E invece si tratta di vessilli realmente esposti, sotto gli occhi di tutti. Una storia incredibile, quella raccontata da Repubblica e che ha per protagonista Giulio Natali, ex vicesindaco ed ex consigliere regionale, figlio del senatore missino Luigi.
Un episodio, l’ennesimo, in una città che sembra ormai essersi assuefatta a una certa simbologia ricorrente, alla presenza di personaggi che rivendicano con orgoglio il proprio essere fascisti. Sempre ad Ascoli, infatti, era andata in scena la discussa cena organizzata da Fratelli d’Italia e pensata come una sorta di lunga commemorazione del regime di Mussolini, con tanto di simboli del Ventennio in bella vista sul menù della serata. E sempre ad Ascoli c’erano state polemiche di fronte a un pupazzo di Babbo Natale intento a fare il saluto romano.
Sulle pagine di Repubblica, il cardiologo Mimmo Nardini della lista civica Ascolto e Partecipazione ha lanciato l’allarme: “Sarà il vento sovranista, sarà che abbiamo una tradizione di destra. Sta di fatto che si respira un’aria fetida”. E d’altronde il sindaco Marco Fioravanti, 36 anni, coinvolto nelle polemiche proprio di quella cena sui generis, ha ribadito che la città è un “laboratorio sovranista”. L’unico capoluogo delle Marche non governato dal centrosinistra.
Ad Ascoli la Lega vanta tre assessori e cinque consiglieri. L’uomo di Salvini sul territorio è Andrea Maria Antonini, un passato nella destra radicale e al centro di forti polemiche per essersi lasciato immortalare allo stadio con la sciarpa della squadra di casa sulla quale era stata disegnata una croce celtica. Negando, come da prassi, ogni legame con l’esperienza fascista, parlando di strumentalizzazione dell’episodio.
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