L’EMA (Agenzia europea per i medicinali) ha dato il via libera per continuare la campagna vaccinale con AstraZeneca. Dopo la revisione dei dati in suo possesso, resasi necessaria dopo alcune segnalazioni di “eventi avversi” (si è parlato di possibili correlazioni tra il vaccino e alcune morti sospette), l’Ema ha decretato che “i benefici del vaccino nel proteggere le persone da Covid superano i possibili rischi”. Resta però tanta preoccupazione, soprattutto in Italia, quindi è bene fare un po’ di chiarezza, dati alla mano. Silvia Turin, con la collaborazione di Sergio Siragusa, vicepresidente della Società Italiana di Ematologia, Direttore dell’UO di Ematologia del Policlinico Universitario di Palermo, ha raccolto sul Corriere gli indizi a cui bisogna prestare molta attenzione, tra sintomi e effetti collaterali. Cosa è emerso? (Continua dopo la foto)
AstraZeneca può provocare trombosi? “L’EMA ha valutato che il vaccino non è associato a un aumento del rischio di eventi tromboembolici che, complessivamente, sono stati 469 (tra studi clinici e segnalazioni dopo l’autorizzazione all’uso): un numero inferiore a quello atteso nella popolazione (in Italia si registrano circa 60mila casi all’anno, 166 al giorno). Inoltre, non c’è nessuna base fisiologica attualmente conosciuta che possa permettere di dire che questo tipo di vaccino sia in grado di innescare meccanismi trombotici”. (Continua dopo la foto)
L’EMA non ha escluso un legame tra AstraZeneca e un particolare tipo di trombosi. Quale? “Una «coagulazione intravascolare disseminata», che, raramente, può determinare una «trombosi venosa cerebrale», dovuta all’occlusione di una vena del cervello. Questa trombosi atipica si riscontra in pazienti affetti da tumori del sangue o in donne in terapia estroprogestinica. Dopo le analisi di tutti i rapporti, si è osservato un incremento di episodi in giovani donne (sotto i 55 anni) non visto nella popolazione più anziana e l’EMA non ha escluso un legame tra questi casi e il vaccino. Si tratta, però, di pochi casi e di un tempo di osservazione troppo breve. Dal punto di vista statistico la «distorsione» può essere notevole”. (Continua dopo la foto)
Ci saranno avvertenze sul foglietto illustrativo relative a questa patologia, quali? “L’invito a rivolgersi a un medico in caso di «affanno, dolore al petto o allo stomaco, gonfiore o freddo a un braccio o una gamba, mal di testa grave o in peggioramento o visione offuscata dopo la vaccinazione, sanguinamento persistente, piccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee o vesciche di sangue sotto la pelle»”. (Continua dopo la foto)
Come si interviene in questi casi? “Molti dei sintomi descritti sono aspecifici e comuni nelle normali reazioni vaccinali. In caso di diagnosi confermata, la terapia anticoagulante è generalmente efficace. Il punto è capire chi deve approfondire gli accertamenti e chi no. Purtroppo test rapidi della coagulazione non sono stati validati in queste trombosi rare e atipiche. Se un paziente dovesse presentarsi con questi sintomi, sarebbe d’aiuto l’anamnesi personale e familiare per eventi trombotici, ma i test di conferma diagnostica sono assolutamente obbligatori prima di iniziare una terapia”. (Continua dopo la foto)
Persone con aumentato rischio trombotico, possono fare qualcosa prima di vaccinarsi con AstraZeneca? “Non sarebbe consigliabile somministrare prima una terapia: non si sa ancora se una profilassi con anticoagulante possa abbassare il rischio della rara forma di trombosi. Quello che è noto, invece, è il pericolo di emorragia dato dalla somministrazione di farmaci come l’eparina. Seppure molto basso in termini percentuali, questo pericolo in termini assoluti supera certamente il rischio (ancora da dimostrare) di trombosi. Le persone che hanno una storia di trombosi o rischio trombotico sono decine di migliaia, somministrare a tutti eparina sarebbe un provvedimento sbilanciato”. (Continua dopo la foto)
Che cosa si potrebbe fare allora? “È comunque opportuno scegliere di vaccinarsi, perché il Covid ha complicanze tromboemboliche nel 15 per cento dei casi, con valori che vanno dal 3 al 40 per cento, a seconda dell’età e di altri fattori. Su 20 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca nel Regno Unito (il Paese dove il farmaco è stato maggiormente utilizzato) sono stati segnalati solo 7 casi di coagulazione intravascolare disseminata e 18 di trombosi venosa cerebrale”.
Ti potrebbe interessare anche: Salvini ha un problema: non ha ancora capito come funziona (davvero) lo ius soli