Una serie di scambi ferocissimi, con la tensione alle stelle e la tenuta stessa del governo a finire improvvisamente in discussione. Da un lato il Partito Democratico, sul piede di guerra, dall’altra il premier Giuseppe Conte, l’uomo del momento, ancora molto apprezzato dagli italiani stando ai sondaggi più recenti ma accusato ora di eccessivo protagonismo dai suoi stessi alleati. Oggetto del contendere, gli Stati Generali dell’economia che il presidente del Consiglio aveva annunciato per la prima volta in diretta televisiva e dei quali in molti, però, erano all’oscuro.
A raccontare i retroscena dietro questa mossa è La Repubblica, che scrive in particolar modo di un ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e di una rapida riunione alla quale hanno preso parte i capi delegazione e lo stessi Conte, finito di colpo sul banco degli imputati. All’attacco anche da Dario Franceschini: “Cosa hai in mente? Davvero vuoi costruire questi Stati Generali in cinque giorni? Davvero vuoi costruire in una settimana il modello di Paese dei prossimi dieci anni? Per noi è meglio rallentare e prenderci qualche giorno in più per questa operazione”.
Per niente soddisfatto delle scelte di Conte, come ampiamente prevedibile considerando il cattivo sangue che corre tra i due, anche l’ex inquilino di Palazzo Chigi Matteo Renzi, che ha a sua volta incalzato: “Serve un maggiore coinvolgimento, non corse solitarie. Con il premier si sono invece schierati Patuanelli e la Castelli. Il premier, però, si è mostrato deciso ad andare avanti per la sua strada senza arretrare un millimetro.
Conte vuole arrivare al prossimo Consiglio Europeo con un confronto già avviato, il Pd gli rinfaccia il tentativo di sfruttare l’occasione per mettersi ancora una volta davanti a tutti sul palcoscenico. I dem si chiedono perché liquidare in fretta e furia Colao e la sua squadra, senza partire da quel piano per iniziare un confronto da cui dipenderà il futuro del Paese. Conte non vuole sentir parlare di rallentamenti e tempi dilatati. Il rischio è che la resa dei conti, in un verso o nell’altro, sia particolarmente spietata.
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