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Attacco del Governo alla magistratura, la risposta di Santalucia: “Noi difendiamo la Costituzione”

Meloni giudici scontro totale

Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, ha risposto con un intervento fortemente critico ai recenti attacchi ricevuti da Palazzo Chigi e Via Arenula, accusati di essere veicolati attraverso “fonti anonime”. Santalucia ha definito le accuse di partigianeria politica rivolte alla magistratura come “gravi” e “insidiose”, affermando che un magistrato che si schiera politicamente non può essere considerato un vero magistrato.

Le sue parole, pronunciate durante una riunione del Comitato Direttivo Centrale dell’ANM, sono state interrotte da diversi applausi: “La magistratura, come istituzione, viene accusata di interferenze”, ha dichiarato, “Questo è un attacco pesante, insidioso, e soprattutto anonimo.”

Santalucia si riferisce specificatamente ai recenti commenti del Palazzo Chigi sui casi di Daniela Santanchè e Andrea Delmastro Delle Vedove. Piuttosto che esprimere shock, ha sostenuto che il Ministero della Giustizia avrebbe dovuto agire attraverso i propri poteri ispettivi, evitando di generare sconcerto pubblico.

Ha inoltre difeso l’azione del giudice Emanuela Attura, che ha firmato la richiesta di processo per il Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove contro il parere della procura che aveva chiesto l’archiviazione: “Quel giudice ha fatto il suo mestiere. La nota di Via Arenula, invece, non coglie la portata di garanzia dell’istituto, e all’opposto stigmatizza negativamente il controllo del giudice”.

Santalucia ha continuato, in tono pacato, criticando le note anonime del governo: “L’idea che un magistrato possa esercitare in modo anomalo il suo potere-dovere è falsa. Un PM che pretende di non essere smentito dal giudice è fuori dalla Costituzione”. Ha poi ribadito che l’ANM non può restare in silenzio di fronte a tali attacchi, chiamando a difendere la Costituzione.

Santalucia ha inoltre discusso il concetto di garantismo, rifiutando l’idea che la magistratura, come organo di garanzia, possa non essere garantista. Ha rifiutato l’idea di una separazione delle carriere, sospettando che le riforme costituzionali siano usate come punizione per la magistratura piuttosto che come mezzo per migliorare il sistema.

Il presidente dell’ANM ha concluso il suo intervento affermando: “È la seconda volta che difendiamo un giudice, adesso quello di Roma dopo il caso Uss a Milano. Un giudice, che non conosco, ha fatto il suo mestiere”. Le sue parole segnano una difesa decisa del ruolo e dell’autonomia della magistratura nel panorama politico italiano, contestualmente ad un’appello alla protezione della Costituzione e del sistema di giustizia.