Un recente studio dell’Osservatorio della Società italiana di medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu) certifica che l’attesa media in pronto soccorso è aumentata dalle 25 ore del 2019 alle 31 di quest’anno. Numeri che non sembrano accordarsi con l’idea di emergenza.
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Sei ore di attesa media in più nel giro di quattro anni. E una Sanità che invece di snellire e velocizzare, sembra affondare nell’ingestibilità. Un aumento dei tempi di attesa, e dunque di presa in cura, analisi, diagnosi, di oltre il 25% in quattro anni. Com’è stato possibile arrivare a questa situazione? Se lo è chiesto l’Osservatorio della Società italiana di medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu).
Lo studio
I dati saranno resi noti in occasione del congresso nazionale della società scientifica, in calendario dal 30 maggio al 1 giugno a Genova. Per descrivere l’evoluzione del settore è stata eseguita una rilevazione su un campione significativo di pronto soccorso italiani raffrontando i dati relativi all’anno 2019 (anno pre-pandemico, con circa venti milioni di accessi nazionali) con quelli relativi all’anno 2023 (18.000.000 di accessi, dati Agenas).
Spiega Salvatore Manca, past president Simeu: «Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. Quel tempo ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei pronto soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella».
Costi più alti e povertà in aumento
Cresce anche la spesa per l’assistenza in pronto soccorso per ciascun paziente. Gli esami di laboratorio sono costati il 13% in più, ed è cresciuto il costo per la diagnostica per immagini del 23%, del 15% per i farmaci.
Circa il 3,5% i pazienti registrati in pronto che hanno eseguito più di 5 accessi nel solo 2023. Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu, analizza questi numeri. «Il dato dei costi per paziente è grezzo e andrebbe approfondito e meglio definito. Quel che sappiamo è che l’incremento, in generale, è legato solo in minima parte a un aumento dei prezzi e deriva soprattutto dal crescere delle attività. Il che è certamente il risultato sia del maggior tempo di stazionamento in pronto soccorso di tanti pazienti, sia dell’incremento della loro complessità clinica e dell’accuratezza della diagnostica e della terapia effettuata in pronto soccorso».
Il ricorso frequente al pronto soccorso
Per quanto riguarda il fenomeno del ricorso frequente a queste strutture da parte di uno stesso paziente, per Antonio Voza, segretario nazionale Simeu, «le cause degli accessi ripetuti sono molteplici e molto differenti tra loro: ci sono persone con grandi difficoltà sociali, come i senza fissa dimora, ma anche pazienti con condizioni croniche che hanno necessità frequenti, come i pazienti con patologia psichiatrica, oncologica, geriatrica.
Il denominatore comune è certamente la presenza di problematiche, siano cliniche o assistenziali, che comunque non trovano soluzioni e generano inevitabilmente la categoria dei ‘frequent flyers’ del pronto soccorso: l’espressione evidente di carenze esterne all’obiettivo della medicina d’emergenza urgenza ma che possono rivolgersi solo ad essa».
Gli accessi degli over 80
La popolazione dei pazienti, come quella italiana, invecchia notevolmente. Gli anziani over 80 che vanno in pronto soccorso e, hanno specifiche necessità di assistenza. Aumentano, infatti, i pazienti molto anziani, con più di 80 anni di età che se nel 2019 rappresentavano il 23% degli accessi totali, pari a circa 4.600.000 di pazienti registrati, nel 2023 si è arrivati al 27% degli accessi totali, pari a circa 4.860.000.
Il responsabile dell’Osservatorio Simeu, Andrea Fabbri, è drastico. «È un dato impressionante che deve essere spiegato: a fronte di una diminuzione del numero totale degli accessi di pronto soccorso, l’incremento relativo di pazienti così anziani provoca un aumento, in termini assoluti, di oltre 250.000 casi. Ma è ancora più importante comprendere che è la composizione della popolazione del pronto soccorso a mutare profondamente. Le esigenze cliniche e assistenziali di pazienti così anziani moltiplicano l’impegno necessario da parte di tutti gli operatori (medici, infermieri, operatori soci sanitari) per un fattore di incremento che è certamente superiore alla semplice differenza numerica».