“Niente storie”. Un messaggio chiaro, dai toni minacciosi non troppo velati. Lanciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, e indirizzato al mondo pentastellato. Oggetto del contendere un punto particolarmente caro al Carroccio, quell’autonomia del nord, nello specifico di Lombardia e Veneto già messa nero su bianco in una bozza, sulla quale i verdi non sono disposti a scendere a patti.
Il principio di massima è: “Noi votiamo il reddito di cittadinanza, loro in cambio devo mandare giù questa norma”. Ma l’accelerazione imposta dalla Lega in consiglio dei ministri, che ha portato all’esame della bozza di intesa con il governo sull’autonomia richiesta da Lombardia e Veneto amministrate dal Carroccio (referendum del 22 ottobre del 2017), ha fatto innervosire non poco i Cinque Stelle. Un passaggio che è stato visto come una forzatura a ridosso del Natale.
Perché tanta fretta, si interrogano fonti governative del M5S, considerando che “il testo non è condiviso da molti ministri che non hanno fatto in tempo ancora a leggerlo con la dovuta attenzione?”. L’iter della proposta è chiaramente ancora molto lungo, ma l
a ministra leghista Erika Stefani (Affari regionali) ha voluto spingere sul gas per mettere a punto il lavoro istruito dal suo predecessore, Gian Claudio Bressa del Pd, sulla spinta dei referendum in Lombardia e in Veneto e della scelta dell’Emilia di associarsi. L’istruttoria minuziosa sull’autonomia differenziata, regolata dal 3° comma dell’articolo 116 della Costituzione, sbarca in consiglio dei Ministri su pressione della Lega nel giorno cruciale della fiducia sul maxiemendamento alla manovra. E così il pacchetto autonomia rischia di non ricevere la “dovuta attenzione collegiale”: per questo, scrive il Corriere della Sera, i grillini per nulla spaventati sono pronti allo scontro con Giorgetti.
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