Via il nome di Matteo Salvini dal simbolo del partito che così tornerebbe a chiamarsi solo Lega. È questa l’ipotesi che, secondo il quotidiano Repubblica, avrebbe iniziato a circolare insistentemente tra i dirigenti del Carroccio, soprattutto quelli lombardi, all’indomani della sconfitta elettorale nei ballottaggi delle amministrative. Per il momento l’ipotesi di congiura anti salviniana sembra rientrata. Ma i malumori nei confronti del segretario restano intatti.
“Attendavamo tutti il segnale, eravamo pronti. – dichiara un anti salviniano a Repubblica – poi c’è stato lo stop: in questo momento era e rimane troppo importante garantire la ricandidatura di Attilio Fontana alla regione Lombardia. “Sincero, una cosa del genere non l’ho mai sentita”, nega invece il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo che durante la scorsa legislatura guidava i consiglieri lombardi.
Il capogruppo del Lega in Regione, Roberto Anelli, assicura che “al momento il problema del nome del partito è l’ultimo che abbiamo, quello che noi vogliamo adesso è far ripartire la macchina, tornare sui territori, darci la pacca sulla spalla tra militanti, è questo che ci fa bene a tutti: ricominciare con le feste, con il pratone a Pontida, ci serve il contatto con la nostra gente”. Per quanto riguarda i molti mal di pancia nel Carroccio, Anelli ritiene che “come avviene nei partiti si sta cercando di capire perché stiano mancando i consensi, è normale però”.
“La malattia esiste e il leader non può più fare finta di nulla, ora dobbiamo fare pulizia delle mezze figure, è finito il momento degli amici al bar, servono merito e competenza”, si sfoga invece un altro deputato rimasto anonimo. “L’autonomia è la ragione fondante della Lega, non la vogliono quelli che preferiscono chiudersi nei palazzi romani e dimenticare da dove vengono”, scrive infine sui social il deputato Paolo Grimoldi, già a capo della Lega Lombarda.
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