L’aumento dell’Iva è ‹‹preferibile ad altre forme di imposizione indiretta››. A dirlo è la Corte dei Conti nel rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica. Un intervento che la magistratura contabile segnala come il ‹‹meno distorsivo quanto a impatto sull’economia››.
La manovra resterebbe nell’area della clausola di salvaguardia 2016 e – continua la Corte – ‹‹sarebbe giustificata dalla posizione di fanalino di coda che il nostro Paese occupa nella graduatoria europea sul rendimento dell’imposta; sarebbe preferibile ad altre forme di imposizione indiretta, sia per l’ampiezza della base imponibile su cui si distribuirebbe sia in considerazione di ripetuti stress cui sono stati finora soggetti altri comparti (le accise innanzitutto)››.
Di quanto potrebbe aumentare l’Iva?
La Corte indica una forbice che potrebbe passare per l’aliquota del 10% al 13%; mentre per quella del 22% ad un massimo del 25,5%. L’obiettivo della legge di stabilità 2015 è il saldo di bilancio previsto entro il 2017. Ma se non si riuscisse a centrale questo obiettivo, già dal primo gennaio 2017 scatteranno gli aumenti.
Reazione del governo
Dopo la pubblicazione del report della Corte dei Conti, il governo ha subito precisato che non aumenterà l’Iva. Ad affermarlo con forza è Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier Matteo Renzi, che ha subito voluto precisare che il problema non è l’Iva, ma la forte evasione.