Il tema dell’aumento delle spese militari italiane fino al 2% del Pil rischia di spaccare il governo. Il leader del M5S Giuseppe Conte ha infatti messo in chiaro che il movimento è nettamente contrario all’impegno preso dal premier Mario Draghi. In attesa di un chiarimento tra i due, ci pensa Ignazio La Russa a sparigliare le carte. Il senatore di Fratelli d’Italia propone infatti di utilizzare una “quota” del reddito di cittadinanza per aumentarle.
La Russa spiega al Corriere della Sera che l’odg sull’aumento delle spese militari che Fdi presenterà in Senato non serve “per capire se il voto analogo della Camera è morto lì o è ancora un impegno. Non è per far emergere le loro divisioni, pure evidenti, non solo su questo. Ma perché crediamo che rispondere a impegni presi molto tempo fa con la Nato significa avere voce in capitolo nelle decisioni. Cioè più libertà e indipendenza. Ma nessuno chiede di arrivare subito al 2%. – precisa l’ex ministro della Difesa – E comunque si potrebbe usare una quota del reddito di cittadinanza. Noi chiediamo una norma che aiuti chi veramente ha bisogno. Questa ha sostenuto anche delinquenti e mafiosi. E le spese di Difesa non sono inutili, sono una necessità”.
“E che deve dire un Papa? – aggiunge La Russa commentando le parole di Papa Francesco contro il riarmo – Una cosa è la predicazione morale, sacrosanta, una cosa la realpolitik. Il pacifismo non può essere unilaterale. Noi ci disarmiamo e gli altri no. Lo faremo quando lo faranno pure gli altri. Abbiamo costruito l’Europa come grande potenza mondiale disarmata. E ora ci accorgiamo dell’errore perché abbiamo la guerra dentro i confini di chi ne vorrebbe far parte”.
“La Lega ha sempre avuto una posizione diversa dalla nostra. – prosegue nell’intervista la Russa – Lo dimostra il rapporto che ha avuto con la Russia. Quando era lecito. Perché Putin non aveva bombardato l’Ucraina. Ma sbaglia. Per avere un esercito europeo bisogna prima rafforzare la difesa nazionale a tutela della pace. Lo dimostra la Svizzera. I carri armati russi si devono difendere sempre. Capisco perché l’Anpi non voglia aiuti maggiori all’Ucraina. Quella non è una guerra civile. Assomiglia più all’invasione dell’Ungheria nel ’56 e poi a Praga con Ian Palach che si dava fuoco”, conclude.
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