Sulle auto elettriche si sta consumando una vera e propria guerra in Europa. La Cina sta invadendo il mercato, creando ovviamente più di un cortocircuito. Francia e Germania, i veri “capoccia” dell’Ue, sono allo scontro, ferme su due posizioni contrapposte. La filiera dell’auto, infatti, per decenni ha spinto le fortune della “locomotiva” europea, cioè la Germania, che però adesso si ritrova stretta nel nodo gordiano dei suoi rapporti con la Cina.
A spiegare bene il quadro ci ha pensato Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano: “Pechino sta rafforzando il suo primato produttivo sul fronte dei veicoli elettrici, minacciando di invadere il mercato Ue e di fatto ha già vinto la competizione con i produttori europei”. Intanto, gli Usa hanno quadruplicato i dazi sull’import di auto elettriche cinesi. La Germania “pesa” un quarto della produzione di auto e un quinto delle immatricolazioni dell’intera Ue, ma lo strapotere cinese rischia di stravolgere proprio il segmento del mercato auto che, nelle intenzioni di Bruxelles, deve spingere la strategia Ue di de-carbonizzazione dei trasporti.
La Cina è già dominante in Europa nel settore delle auto elettriche, visto che quasi un quinto (19,5%) dei veicoli elettrici venduti in Europa nel 2023 sono stati prodotti proprio in Cina, e quest’anno la quota dovrebbe raggiungere un quarto delle immatricolazioni. Spiega Borzi: “Sinora l’import di auto elettriche cinesi è stato guidato da veicoli Tesla, Dacia e Bmw prodotti nella Repubblica popolare, ma quest’anno i marchi cinesi potrebbero raggiungere l’11% del mercato Ue e salire sino al 20% nel 2027”.
Il problema nel problema è che la Cina rimane un mercato fondamentale per le case tedesche, che lì continuano a vendere e investire pesantemente. E ora si crea il controsenso per cui a pagare i rischi nascosti da decenni di politiche dei governi tedeschi sono tutti gli europei. Come? E perché? Spiega ancora Borzi: “Nel contesto del passaggio ai veicoli elettrici si prevede che i posti di lavoro della filiera dell’auto tedesca diminuiranno di un quarto entro il 2030”.
Si deve tenere conto che l’Ue è il maggiore destinatario di veicoli elettrici cinesi, e l’asse franco-tedesco che gestisce l’Ue in tutto e per tutto ora sta scricchiolando proprio su questo fronte. Parigi chiede a Bruxelles maggiore protezione per le sue case automobilistiche, mentre Berlino “teme che i suoi colossi nazionali possano venire tagliati fuori per ritorsione dall’enorme mercato cinese”. Gli interessi e il destino dell’Ue e di milioni di lavoratori, dunque, dipendono dagli interessi di Francia e Germania. La Francia, dunque, ora pressa l’Ue affinché freni “l’invasione” delle auto elettriche prodotte in Cina, mentre Berlino cerca di temporeggiare per non mandare in fumo i suoi investimenti in Cina.