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Auto elettriche, vendite al rallentatore: Volkswagen taglia. E costano miliardi allo Stato, ecco perché

Non accenna a fermarsi la crisi che sta investendo il settore delle auto elettriche. Ormai è evidente che le aspettative sulle vendite di questa tipologia di autoveicoli sono state disattese, con conseguenze che si stanno riflettendo su tutto il comparto e sui produttori. Ora è il turno di Volkswagen, che per la prima volta potrebbe trovarsi costretta a licenziare 2.600 addetti. Il colosso tedesco, primo produttore in Europa e secondo produttore mondiale di veicoli a trazione elettrica, ha rivisto al ribasso il proprio margine operativo e paga la scarsa richiesta di Suv elettrici e di altre auto di modelli più vecchi.
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E mentre Volkswagen ristruttura e rivede i suoi obiettivi, il Consumer Mobility Pulse 2024 di McKinsey riporta che solo il 18% dei consumatori nel mondo desidera un’auto a batteria come sua prossima vettura e che un possessore su tre di auto elettrica vorrebbe tornare al motore termico. Va detto però che non tutti i produttori sono in crisi: BMW, per esempio, ha aumentato le vendite di auto a batteria del 22%. Forse, non a caso, perché si rivolge a un pubblico di acquirenti mediamente più abbiente e con maggiore possibilità di spendere.

Gli altri dati disponibili ci informano che la quota di auto elettriche in Europa si è stabilizzata intorno al 20% del totale, mentre in Cina questa quota ha raggiunto il 40%. Ma c’è anche un’altra questione legata al (parziale) passaggio all’elettrico da parte dei consumatori. Ed è legata al “buco” causato dalle politiche green legate alle automobili nei conti dello Stato italiano. Secondo le previsioni dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), “se nel 2030 ci saranno 4 milioni di auto elettriche in circolazione, verranno a mancare 3,8 miliardi in accise: un milione di tonnellate di carburante equivale, in proposito, a un miliardo di accise”. E a quel punto “il governo dovrà far quadrare i conti, e la scelta sarà politica”. Cioè, visto che lo Stato non si può permettere di perdere certe cifre, il futuro esecutivo sarà costretto a tassare le auto elettriche per rientrare nei bilanci.

Fratin: “Un’assurdità…”

Il ministro Fratin ha definito “un’assurdità la scelta dell’Ue di arrivare a imporre una regola sullo stop dei motori endotermici al 2035. La politica, infatti, non è mai arrivata prima della tecnologia”. E ha sottolineato come una prossima Commissione Ue potrebbe inserire in un nuovo progetto i biocarburanti, che “possono avere un uso molto più diffuso”. Il ministro si augura che, in questo senso, si arrivi a creare una serie di incentivi per tutti i carburanti low carbon. Sotto accusa, infine, per quanto riguarda il sistema italiano, è stata messa l’inefficienza della rete di distribuzione sul modello delle aree di servizio in autostrada: “Non funziona e il prezzo non è competitivo”, ha detto il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Almeno il 15% degli impianti andrebbe chiuso”.

La situazione è critica e richiede interventi tempestivi e mirati per risolvere una crisi che, se non affrontata adeguatamente, rischia di compromettere non solo il futuro delle auto elettriche, ma anche l’intero settore automobilistico e le economie legate a esso.

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