AutoML: la nuova impresa in cui si sono lanciati gli ingegneri di Mountain View
Ai confini della scienza, alle porte della fantascienza: i ricercatori di Google hanno lavorato ad un progetto tanto ambizioso da apparire impossibile. L’intelligenza artificiale sarà in grado di superarsi producendo più intelligenza artificiale.
Il progetto si chiama AutoML: è stata insegnata con successo, ad un software di apprendimento, la programmazione di un software di apprendimento.
Gli scienziati hanno osservato che, in alcuni casi, la programmazione del software di apprendimento effettuata dalla macchina è addirittura più precisa di quella effettuata dall’uomo.
AutoML è un programma di ricerca di oggetti all’interno di un’immagine: il sistema creato dalla macchina è stato in grado di ottenere un risultato pari al 43% di precisione, contro il 39% registrato dallo stesso software impostato e finalizzato dall’uomo. Si tratta ancora di programmazioni di attività basilari ma è un progresso decisamente sorprendente.
L’obiettivo, in questo senso, è quello di creare un sistema che si sostituisca all’azione diretta umana, per compiti noiosi e ripetitivi legati all’intelligenza artificiale. Questi compiti richiedono ore ed ore di lavoro e questa svolta permetterebbe agli ingegneri di avere più libertà per dedicarsi a ricerche ancora più prestigiose.
Sono gli stessi scienziati ad affermare che questa scoperta potrà favorire lo sviluppo ed il miglioramento ulteriore dell’AI anche in altri ambiti, su tutti, quello farmaceutico.
Sundar Pichai, CEO di Google, ha affermato che questa svolta nel campo della programmazione potrebbe permettere la diffusione rapida dell’intelligenza artificiale, disponibile e fruibile anche per chi non possiede le conoscenze per crearla da zero.
Pichai parla di una democratizzazione dell’accesso alla tecnologia, che se messa a disposizione con maggiore frequenza e facilità, può condurre a benefici estremi, in ogni campo.
AutoML fa parte di quel grande involucro di iniziative, studi e progetti chiamato Google.AI, l’attivismo del colosso americano in questa macro area, testimonia quanto il suo CEO non sia preoccupato della tanto annunciata ‘Apocalisse dell’intelligenza artificiale’.
Esiste un vero e proprio filone di pensiero, anche tra grandi imprenditori di calibro mondiale, che traduce le preoccupazioni di un dilagare dell’AI, pronta a travolgere l’essere umano, superandolo.
AlphaGo Zero
Non è certo l’idea che si respira a Mountain View, basti pensare ad un altro progetto realizzato dai ricercatori di Google, chiamato AlphaGo Zero.
Si tratta di un’intelligenza artificiale incredibilmente potente, in grado di giocare all’antichissimo gioco cinese chiamato Go, una sorta di dama o scacchi in versione orientale. Senza nessun aiuto da parte dell’uomo, AlphaGo, la prima versione del programma, era stata in grado di battere il campione del mondo per diverse volte.
Con questa nuova versione gli scienziati si sono superati: non si tratta più di un sistema che apprende attraverso un enorme database messo a disposizione del cervello elettronico, bensì di un programma autodidatta che, imparate le regole del gioco, inizia un percorso di miglioramento di partita in partita, proprio come la mente umana.
Dopo soli 3 giorni di allenamento, la versione AlphaGo Zero è stata in grado di battere il precedente AlphaGo. L’algoritmo è stato reso più efficiente per l’utilizzo di una sola potentissima rete neurale, in grado di prevedere mosse vincenti, secondo un immenso bagaglio di esperienza. È un po’ come utilizzare sempre la mente del giocatore più forte e navigato, invece di usare le menti di 100 giocatori mediocri.
AlphaGo Zero apre le porte ad un nuovo orizzonte: i ricercatori di Google sono fortemente convinti di poter creare degli algoritmi in grado di capire il funzionamento dei meccanismi biologici, scoprire molecole per forgiare nuovi farmaci e nuovi materiali.