Ennesimo scontro nel governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Anche se stavolta non sono Di Maio e Salvini a scendere in campo direttamente, alcuni pezzi da 90 dei due partiti di maggioranza – e lo stesso premier Conte – arrivano a duri attacchi sull’Autonomia regionale. I governatori di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, tuonano contro il premier: “Il Paese è nelle mani di cialtroni che per un pugno di voti soffocano un volano di crescita come l’autonomia e contrabbandano il tutto come una battaglia Nord contro Sud”, spara a zero Attilio Fontana.
Per il presidente lombardo è giunto il momento di denunciare agli italiani “i biechi interessi politici” che si nascondono dietro il mancato accoglimento delle richieste delle Regioni. “Mi stupiscono i 5stelle – continua- e mi stupisce che Conte, che ancora stimo, sia stato coinvolto in questa cialtronata”.
Non meno duro il presidente del Veneto Luca Zaia: “Non fare l’Autonomia vuol dire non dare più senso a questo governo. È impensabile – ha puntualizzato Zaia – che un progetto di autonomia, che è uno dei pilastri fondanti del contratto di governo ed è la dote che la Lega porta all’esecutivo, venga trattato come un ‘progettino’ di decima fila, senza nessuna importanza”. Fonti governative M5s definiscono “incomprensibili” gli attacchi sferrati dai due governatori, anche alla luce del grande lavoro portato avanti in prima persona dal premier nelle ultime settimane sull’autonomia.
Lavoro peraltro condiviso da tutti i ministri, compresi quelli della Lega. “Qualcuno – dice ancora Fontana – vuole apparire paladino del Sud e salvare un po’ di voti, ma così fa un danno al Paese e al Sud stesso”. E Zaia di rimando: “Non è il governo che decide il testo. Conte ora ha davanti a sé a due alternative: o ci presenta il testo o getta la spugna, mandando all’aria tutto. Io tifo perché ci sia un testo” ma che “si tratti di autonomia vera e non di una presa in giro. Dal M5s nessuna proposta, solo giudizi sulle idee altrui”.
Il premier Conte replica secco con una nota: “Considero inqualificabili gli attacchi di Fontana e Zaia. Ingiustificabili alla luce di tutto il lavoro fatto”. Conte è furioso, fa sapere di essere “nero” per i toni, per gli “insulti”. Ma anche per i modi, perché, fa filtrare, “a quel tavolo c’erano seduti i ministri leghisti Stefani e Bussetti e non c’è stata alcuna protesta da parte loro”.
E oltretutto, aggiunge, “al vertice non c’era proprio il loro leader. Perché Salvini non è venuto se ci tiene tanto all’autonomia?”. La stessa domanda di Luigi Di Maio, che allo staff consegna questo sospetto: “Salvini sta cercando un pretesto per rompere per non arrivare a votare la legge che taglia i parlamentari”.
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