La società Autostrade va al contrattacco. Dopo essere stata accusata dal governo gialloverde di essere l’unica responsabile della tragedia che ha sconvolto l’Italia a ridosso del Ferragosto 2018, quando a causa del crollo del Ponte Morandi a Genova persero la vita 43 persone, ecco arrivare le mosse giudiziarie per difendersi. Denunciando innanzitutto una campagna mediatica ostile da parte degli esponenti dell’esecutivo. E rilanciando: “Ci utilizzano come un bancomat”.
Quaranta pagine, quelle presentate al Tar Liguria. Nelle quali Autostrade chiama in giudizio il presidente del Consiglio, il ministro delle Infrastrutture e il commissario straordinario per la ricostruzione, chiedendo l’annullamento di quattro provvedimenti: quello con cui il premier Giuseppe Conte nomina il sindaco di Genova commissario e i successivi tre decreti dello stesso commissario Marco Bucci che stabiliscono le regole per l’affidamento dei lavori.
Autostrade premette di “non voler determinare alcun ritardo ovvero ostacolare le attività di demolizione e ricostruzione”, tanto che non chiede provvedimenti sospensivi. Tuttavia, come riportato da La Repubblica, ciò non può precludere contestazioni sia per “tutelare diritti e interessi anche patrimoniali” degli azionisti, “inopinatamente coartati”, sia “a tutela della onorabilità delle migliaia di propri dipendenti”. L’azienda lamenta “una ingiustificata e ingiusta lesione dei propri diritti”, accusando direttamente gli organi costituzionali di aver manifestato con i loro provvedimenti “in assenza di qualsiasi accertamento di responsabilità, intenti palesemente sanzionatori, resi ancor più evidenti dalle molteplici esternazioni di esponenti governativi”.
Il principio invocato da Autostrade è il seguente: Costituzione e diritto dell’Unione europea “non consentono, relativamente al crollo del ponte come a qualunque altro accadimento, di individuare una responsabilità per legge e di stabilire, sempre per legge, gli effetti conseguenti», precedendo e prescindendo «dagli accertamenti dell’autorità giudiziaria”.
Autostrada rimarca infine come “ad aggravare ulteriormente la già inusitata coartazione dei diritti si aggiunge un anatema ad excludendum” dato dal divieto assoluto di chiamarla per demolizione e ricostruzione. “La concessionaria proseguono può dunque fare soltanto una cosa: pagare qualsiasi importo le richiederà il commissario, senza alcun parametro quantitativo applicabile”. Il che la trasforma “da concessionaria a bancomat”.
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