Si è fatto improvvisamente caldissimo il fronte Autostrade, quello che vede lo Stato impegnato da mesi in un lungo braccio di ferro con i Benetton. Atlantia ha infatti congelato il piano da 14,5 miliardi che aveva varato, sotto forma di investimenti e manutenzione, e che era il frutto di una trattativa durata mesi. Niente da fare: la società ha sbottato per le troppe poche certezze ricevute, sia sul fronte revoca delle concessioni sia sul prestito che nel frattempo ha chiesto, decidendo così un atto di forza che ha fatto e farà discutere.
Atlantia ha puntato il dito contro Conte e il suo esecutivo imputandogli una lunga serie di errori e ingiustizie, a suo dire. Esasperate dall’emergenza sanitaria che ha visto crollare il traffico sulle autostrade nelle ultime settimane, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria di Atusotrade. Il premier non è accusato ovviamente dei guai legati al Covid-19 ma di anto altro, come quell’articolo 35 del decreto Milleproroghe che, stabilendo in maniera arbitraria le penali che lo Stato avrebbe dovuto pagare in caso di revoca della concessione, aveva di fatto posto le basi per uno strappo (che in realtà non si è mai consumato) e fatto salire la tensione.
Secondo i Benetton, proprio quella mossa sarebbe stato determinante per la penalizzazione subita da Atlantia e Aspi dalle agenzie di rating. L’
incertezza che si è generata con quell’articolo, insomma, avrebbe fatto sì che gli investitori iniziassero a vedere le società dei Benetton come dei rischi invece che opportunità. Il tutto mentre il lockdown generava una perdita di ricavi stimata in 1 miliardo per il 2020, eventualità che ha spinto alla richiesta di un prestito da 200 milioni alla Cassa Depositi e Prestiti. Soldi che non sono mai arrivati, mentre un’altra richiesta di prestito da 1,25 miliardi con garanzia dello Stato veniva nel frattempo inoltrata. Anche qui, la società è ancora in attesa di sapere da Sace se i soldi arriveranno o no.Così Atlantia, che nel frattempo aveva ricevuto anche le critiche degli esponenti Cinque Stelle, ha convocato una riunione straordinaria del cda per destinare 900 milioni ad Autostrade, così da fare a mano, sostanzialmente, degli aiuti dello Stato. Bloccando, però, gli investimenti promessi e ritirando per ora quei 14,5 miliardi di interventi sulla rete. Il tutto con la minaccia di intraprendere un’azione legale per tutelare i propri dipendenti. Un “ricatto”, lo hanno definito alcuni esponenti giallorossi. Che ha esasperato le divisioni tra i renziani, molto più moderati nelle posizioni, e quel Movimento che ancora insiste con la revoca.
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