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Autovelox: “Non pagate le multe”. Guida ai ricorsi: come e chi può farlo. Tutto quello che c’è da sapere

Quanti sono gli autovelox non omologati in Italia? Se lo stanno chiedendo in tanti vista la sentenza con cui la Cassazione ha dato ragione a un cittadino: il dispositivo che lo ha multato, infatti, era solo “approvato” e non “omologato”, dunque multa annullata. Da qui si è aperta una voragine: perché a quanto pare la stragrande maggioranza degli autovelox è solo approvato. E tutti i multati ora sperano di vedere le proprie multe annullate. Infatti i tribunali si sono già riempiti di ricorsi presentati dagli automobilisti, incoraggiati dalle associazioni dei consumatori. Se nessun apparecchio è omologato, infatti, ogni cittadino si sente legittimato a fare ricorso. Le multe da autovelox, va detto, sono una bella fetta di guadagno per i comuni. Basti pensare che sono nel 2022, ultimo dato disponibile, le 20 città più grandi hanno incassato oltre 75 milioni di euro. Ma come si può fare ricorso? E chi ne ha diritto? Proviamo a fare chiarezza. (Continua a leggere dopo la foto)

Cosa fare se ricevo una multa per eccesso di velocità? Secondo quanto confermato da fonti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nessun dispositivo di rilevazione della velocità è omologato perché manca il regolamento ministeriale necessario, ma non per questo le multe verranno annullate automaticamente. Quindi, perché una multa venga annullata serve in ogni caso fare ricorso. La sentenza della Seconda sezione civile della Cassazione non è equiparabile a legge, ma costituisce un precedente importante che potrebbe influenzare i futuri procedimenti. Già in passato diversi giudici di pace si erano espressi in favore dei ricorrenti. Ricordiamo che affinché un autovelox sia a norma, non è sufficiente che sia solo omologato, ma le apparecchiature devono ricevere anche l’approvazione del ministero e la taratura, ovvero una verifica annuale della strumentazione. Ma come deve fare un cittadini per sapere se un certo autovelox possiede le certificazioni necessarie? (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiega Repubblica, i riferimenti sul certificato di taratura devono essere indicati nel verbale di contestazione della sanzione. Come si può fare ricorso quindi? Esistono due modalità: una prevede di rivolgersi al prefetto entro 60 giorni dalla sanzione. Il vantaggio è che il ricorso è gratuito, perché non bisogna anticipare la marca da bollo, e che i termini per impugnare la sentenza sono più lunghi; la seconda prevede il ricorso davanti al giudice di pace, a cui il cittadino può rivolgersi direttamente oppure attraverso il suo avvocato. In questo caso, però, il limite è inferiore, 30 giorni dall’emissione della sanzione, e di fatto si apre un contenzioso, perché viene chiamato in causa il Comune o chi ha installato l’apparecchio. In questo secondo caso bisogna anche pagare la marca da bollo. Infine, la domanda delle domande: si può fare ricorso anche se si è già pagata la multa? E qui arriva la nota dolente: No. Il Codice della Strada, infatti, impedisce a chi ha già pagato la sanzione di impugnare il verbale dl contestazione. Come ricorda anche il Codacons, è possibile fare ricorso solo entro i termini di 30 e 60 giorni e se non si è ancora pagata la multa.

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