Sono tante le tendenze nate negli Stati Uniti, che prendono forma e corpo per diventare un fenomeno di costume. Ma le tendenze in questo caso non riguardano la moda. Da oltre oceano, continuano ad arrivare curiosità nel campo della progettazione e dello sviluppo dei sistemi che, in un certo senso, regolano la nostra vita.
Il Drunk User Testing è l’ultima tendenza delle aziende negli Stati Uniti: far provare agli ubriachi le app per testarne le funzioni. Un nuovo sistema di rilevazione, sempre più in uso fra i giganti dell’innovazione della Silicon Valley. E’ la recente “moda” che sta dilagando negli Usa tra le startup per far testare agli utenti le loro applicazioni. I cinque eventi realizzati finora dalle start up, sono stati tutti sold out, dando la possibilità di unire, se così si può dire, l’utile al dilettevole.
Perché far testare le app agli ubriachi?
L’ultima tendenza consiste nel far provare le applicazioni agli utenti che hanno bevuto qualche bicchiere di troppo per capire se le funzioni delle app sono intuitive e semplici nel loro utilizzo. Il concetto è che le app devono essere il più possibile “user friendly”, vale a dire facili da usare. Drunk User Testing si basa sul principio di progettazione secondo cui un’applicazione deve essere abbastanza semplice da poter essere utilizzata anche da persone ubriache. E chi meglio degli ubriachi può verificare questa caratteristica? Dietro un lungo bar nella parte anteriore della stanza, due barman distribuivano sei birre artigianali alla spina e sei diversi tipi di vino. Dopo un drink o due, i partecipanti sono stati chiamati a raggiungere le aree di test, per provare le applicazioni.
Ad oggi sono stati organizzati cinque eventi, dove le startup offrivano da bere agli invitati per poi far testare le proprie app. Il Drunk User Testing, è stato lanciato per la prima volta dalla startup di Boston Appcues, che si occupa di software. Il prossimo Drunk User Testing è il 24 maggio a Cambridge, Massachusetts, dove hanno sede l’università di Harvard e il Massachusetts Institute of Technology. Tra le aziende che hanno fatto uso del Drunk User Testing ci sono: Couchsurfing, che consente di trovare ospitalità presso abitanti, Runkeeper, app per gli allenamenti di jogging, Tenor, di Google, Travel Bank, che traccia le spese di viaggio e Kissmetrics.
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Quanto sono disposte a pagare le startup per avere la propria app testata da dei drunk users.
Le startup sono disposte a pagare tra i mille e i duemila dollari per avere il proprio stand durante queste manifestazioni. Si va dalla riprogettazione di un sito web alla navigazione dell’app. Dopo il test, l’utente annota su un foglio o un device le sue considerazioni. In questo modo le startup possono raccogliere una grande quantità di dati in tempi molto brevi e avviare lo sviluppo dell’app secondo gli stessi in tempi altrettanto rapidi. I media americani raccontano di risultati soddisfacenti, tanto che molte aziende sono ritornate più volte per far testare alla community i loro prodotti.
In questo modo è più facile capire dove un’applicazione può essere migliorata. Sicuramente l’alcool ha un ruolo determinante nella riuscita del progetto, non solo per testare l’usabilità dell’app, ma soprattutto per avvicinare un’ampia base utenti, anche piuttosto eterogenea. Ancora una volta U.S.A. come terra delle promesse: mentre il guru di Tesla, Elon Musk rivela la sua intenzione di portarci su su Marte, muniti di lanciafiamme a impatto 0, le altre aziende concorrenti e non, continuano a sviluppare, attraverso i sistemi più anticoncezionali della ricerca scientifica.
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