Il rientro a scuola è un argomento che sta destando grande preoccupazione a tutti i livelli, dal governo a gli studenti, passando per presidi, genitori, insegnanti e segreterie. Il documento con le “Indicazioni per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” una volta rientrati in classe prevede che “un singolo caso in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata”. Ieri la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha affidato a un post su Facebook poche e chiare parole, assicurando che il 14 settembre “riprenderanno ufficialmente le lezioni”. Tutti di nuovo in classe, dunque.
La Azzolina ha anche chiesto a tutti “responsabilità e consapevolezza”, perché se i dati non saranno incoraggianti, uno dei timori è che l’anno scolastico potrebbe slittare, almeno in presenza, a dopo le elezioni. Ma si tratterebbe solo di un’estrema ratio. Al momento, dopo più di sei mesi di assenza forzata, gli studenti torneranno a scuola il 14 settembre. Intanto, però, i presidi, in attesa del pronunciamento del Comitato tecnico scientifico che si riunisce il 19 agosto, redigono un vademecum per l’inizio dell’anno scolastico che contiene anche le linee guida del Protocollo di sicurezza del ministero dell’Istruzione.
Al suo interno c’è anche la previsione di un locale interno ad ogni scuola per l’accoglienza degli eventuali casi sintomatici di Coronavirus. La Repubblica spiega in un’infografica cosa succederà a scuola in caso di contagio: “Il documento prevede che se un alunno verrà trovato positivo scatterà in ogni caso la quarantena per chi ha avuto contatti stretti con lui nelle 48 ore precedenti e prima dell’inizio dei sintomi. Se un giovane sta male a lezione si avverte il referente scolastico, che telefona subito ai genitori. Intanto l’alunno viene portato nella stanza di isolamento che va allestita in ogni scuola”.
Le linee varate dalla Azzolina prevedono anche che se lo studente “ha più di 6 anni deve indossare la mascherina chirurgica e con lui deve restare un adulto, sempre con mascherina e a distanza. Si disinfetta la stanza appena i genitori portano fuori il figlio. A loro spetta chiamare il medico di famiglia, o il pediatra, che a sua volta avverte la Asl, chiedendo il tampone. Ovviamente se la sintomatologia dello studente inizia a casa, i passaggi appena descritti si saltano. Se il test è positivo si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni per la sanificazione straordinaria della struttura scolastica”. Questo è quanto scritto nel documento.
A quel punto il referente deve dare al dipartimento di prevenzione “l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi”. I contatti stretti individuati “saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato”. La Asl deciderà se fare uno screening al personale scolastico. Se la classe, o una parte di questa, dovrà restare a casa scatterà la didattica a distanza, che sarà attivata anche se la quarantena riguarda uno o più docenti.
Quando si rischia la chiusura della scuola? Lo spiega sempre il protocollo: “Se un alunno o un operatore risultano positivi, il dipartimento di prevenzione valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti”. Poi c’è il passaggio sulla chiusura della scuola o di una parte di questa che “dovrà essere valutata dal dipartimento in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus nella comunità”.
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