Il crack finanziario della banca americana Silicon Valley Bank rischia di espandersi a macchia d’olio agli altri istituti bancari mondiali. Anche in Italia c’è forte preoccupazione. Già nella seduta di lunedì 12 marzo, giorno di riapertura delle Borse, Piazza Affari ha fatto registrare un calo molto consistente. Ma la apparente ripresa del giorno dopo, 13 marzo, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. Tempo poche ore però e la tensione ha ricominciato a salire a livelli di guardia, dopo che la Borsa italiana è affondata, trascinata al ribasso proprio dai risultati negativi delle banche.
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Banche in crisi alla Borsa di Piazza Affari
Piazza Affari chiude in forte ribasso. Il Ftse Mib e il resto delle Borse europee sono in ginocchio anche per il tracollo di Credit Suisse. A creare la bolla europea è l’indisponibilità degli azionisti sauditi a iniettare nuova liquidità nella banca svizzera. L’indice delle blue chip, su cui il comparto bancario ha un certo peso, lascia su terreno in chiusura il 4,61% a 25.565 punti bruciando oltre 27 miliardi in termini di capitalizzazione.
Ma non sono solo le banche italiane e Piazza Affari a tremare. Credit Suisse crolla ad esempio del 22%, dopo che il suo maggiore azionista, la Saudi National Bank, ha escluso la possibilità di fornire supporto finanziario in caso ulteriori richieste di liquidità. Precipitano anche i cds, i contratti che rappresentano una assicurazione contro il default della banca. Il presidente della banca saudita, Ammar al Khudairy, intervistato da Bloomberg Tv, ha risposto così a chi gli chiedeva se la banca fosse disponibile a fornire altra liquidità al Credit Suisse: “La risposta è assolutamente no, per molte ragioni oltre a quelle più semplici, che sono regolatorie e statutarie”.
Anche per questo motivo è l’intero settore bancario europeo a scricchiolare, con il sotto indice Stoxx600 che cede il 6% e sta spingendo i principali indici di borsa a perdite tra il 2% e il 4% circa. La borsa con le peggiori prestazioni è al momento quella di Madrid che cala del 3,5%. Ma anche Parigi, Francoforte, Londra e la già citata Piazza Affari di Milano non se la passano tanto meglio.
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