Tria ha provato a difendere il governo gialloverde, spiegando come lo spread costantemente intorno ai 300 punti non sia colpa del deficit al 2,4% voluto e difeso strenuamente dal governo. Dalla Banca d’Italia, però, non sono arrivate parole troppo tenere, per bocca del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini. L’aumento dello spread è costato ai cittadini quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi. Saliranno a oltre 5 miliardi nel 2019. Con il rischio di vanificare il rimbalzo positivo e con i timori di banche e assicurazioni.
Un vero e proprio scontro ideologico quello tra Bankitalia e il titolare del Tesoro, che spiegava: “”Non c’è nulla di particolarmente pericoloso” e respingeva le accuse di chi vede nell’aumento del differenziale tra i Btp e i Bund tedeschi una conseguenza del deficit al 2,4 per cento. Il ministro è così convinto della sua tesi che arriva a sostenere che nulla cambierebbe se ci fosse un abbassamento, ad esempio, al 2,1 per cento. Incertezze forse, tempeste in arrivo no.
Per Banca D’Italia, lo scenario è completamente opposto: “l
‘aumento dello spread è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile”. E se i tassi dovessero restare coerenti con le aspettative attuali dei mercati, nel 2019 il costo sarebbe di oltre 5 miliardi e di circa 9 nel 2020.Non è però solo una questione dell’oggi. Perché via Nazionale smonta anche la convinzione di una manovra dagli effetti straordinari sul Pil: l’impulso espansivo, invece, rischia di essere vanificato proprio dall’aumento dello spread.
Milano, blitz Guardia di finanza nella banca svizzera. Scoperta choc: 18 indagati