Bankitalia, sul Pnrr non c’è tempo da perdere. La critica più forte del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, alla presidente Giorgia Meloni riguarda i tempi e i modi della contrattazione con l’Europa. “Non c’è tempo da perdere” dice Visco, che chiede anche una politica fiscale più equa. E striglia Meloni anche sul Mes: “Serve seguire le nuove norme europee e imparare a far nostra la necessità di riduzione del debito, non perché ce lo chiede l’Europa“. Ecco i punti più rilevanti delle consuete Considerazioni finali del governatore.
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L’allerta di Bankitalia, sul Pnrr non c’è tempo da perdere
Ecco perché secondo il presidente di Bankitalia sul Pnrr non c’è tempo da perdere. L’inflazione raggiungerà nuovamente un livello sotto controllo, al 2%, non prima del 2025. Prima di tale periodo, sarà necessaria una rigorosa vigilanza monetaria, ma è fondamentale che tutti contribuiscano al processo di rientro dei prezzi. Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni Finali, mette in evidenza l’emergenza inflazionistica con un tono ottimistico sull’economia e la sua rinnovata vitalità. Le banche hanno affrontato le crisi, ma le regole di vigilanza devono adattarsi al cambiamento del contesto generale.
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L’inflazione rappresenta il fulcro della sua analisi. Visco sostiene che nelle trattative del mercato del lavoro sia necessario evitare un approccio puramente retrospettivo, poiché una dinamica salariale basata sull’inflazione passata porterebbe solo a una vana corsa tra prezzi e salari. Per garantire un miglioramento del potere d’acquisto, è necessaria una crescita più sostenuta della produttività. Lontano dalla logica dei bonus, Visco afferma che eventuali misure di bilancio devono rimanere temporanee e mirate. È importante chiudere gli interventi tempestivamente quando non sono più indispensabili, sia per evitare difficoltà nel raggiungimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi a causa di trasferimenti pubblici eccessivi, sia per non ostacolare la transizione necessaria verso fonti di energia rinnovabile.
Stabilizzazione dei prezzi contro l’inflazione
La politica monetaria deve essere orientata verso un rientro progressivo ma rapido dell’inflazione. Il rientro dei prezzi sarà più veloce e meno costoso se tutte le parti interessate, comprese imprese, lavoratori e governi, contribuiscono a questo obiettivo, rafforzando l’efficacia di una normalizzazione monetaria indispensabile ed equilibrata. Le strategie di prezzo delle imprese svolgeranno un ruolo fondamentale. Simmetricamente all’aumento dei prezzi dell’energia del 2022, le recenti riduzioni dei costi dovrebbero ora riflettersi sui prezzi dei beni e dei servizi.
Il tema occupazionale
Il tema del lavoro è successivo solo all’impatto dell’inflazione. Visco osserva che in molti casi, il lavoro a termine è associato a prolungate condizioni di precarietà. La percentuale di giovani che dopo cinque anni si trova ancora in un impiego a tempo determinato si avvicina al 20%. Troppi individui, non solo giovani, non hanno un’occupazione regolare o non godono di condizioni contrattuali adeguate. Come negli altri paesi principali, l’introduzione di un salario minimo, bilanciato adeguatamente, può rispondere a esigenze di giustizia sociale non trascurabili. L’aumento dei redditi e il miglioramento delle opportunità di lavoro richiedono un aumento della qualità e della capacità produttiva dell’intero sistema economico, particolarmente importante alla luce dei cambiamenti demografici in corso.
La crescita economica dovrà essere sostenuta dal flusso migratorio
Nei prossimi decenni la dinamica della popolazione mondiale continuerà a essere fortemente sbilanciata, con una crescita sostenuta nei paesi in via di sviluppo e una crescita debole o negativa nei paesi avanzati. L’Italia si caratterizza per un rapido processo di invecchiamento. In soli tre anni, dal 2019, il numero di persone in età lavorativa è diminuito di quasi 800 mila unità. Secondo le proiezioni demografiche dell’Istat, entro il 2040 la popolazione residente si ridurrà di due milioni e mezzo di persone, e quella in età lavorativa di oltre sei milioni. Visco sottolinea che la crescita economica nei prossimi venti anni non potrà contare su un aumento endogeno della forza lavoro, a causa del calo della popolazione in età lavorativa.
Gli effetti di questo calo potranno essere mitigati solo da un aumento del saldo migratorio. Per gestire i flussi migratori, saranno necessarie politiche ben concepite di formazione e integrazione per facilitare l’inserimento dei migranti nella società e nell’economia. Un aumento della natalità, sebbene auspicabile, contribuirà all’offerta di lavoro solo nel lungo termine.
Sul Pnrr rispettare i tempi concordati con l’Ue
Uno spazio ampio della sua trattazione, Visco la dedica al Pnrr. È necessario tener conto del serrato programma concordato con le autorità europee, e quindi, un dialogo continuo con la Commissione è indispensabile e costruttivo. Non c’è tempo da perdere. Anche se ci sono presunte criticità nel dibattito pubblico riguardo al disegno del Pnrr al suo orizzonte temporale limitato per raggiungere gli obiettivi e alle possibili carenze nell’attuazione delle misure, è importante sottolineare che il Piano rappresenta un raro e complessivamente valido tentativo di definire una visione strategica per il Paese. Oltre agli investimenti e ad altre spese, è fondamentale attuare il programma ambizioso di riforme che è stato atteso per troppo tempo.
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