Non rinnovare le esenzioni per l’import di petrolio iraniano che scadranno all’inizio di maggio: questa la decisione del presidente americano Donald Trump, che ha annunciato ufficialmente la sua presa di posizione netta spiegando di essere arrivato a questa decisione perché “mira ad azzerare l’export di petrolio iraniano, negando al regime la sua principale fonte di entrate”. Tra gli otto Paesi cui erano state concesse le esenzioni c’era anche l’Italia. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha detto che non ci saranno proroghe dopo il primo maggio e che l’amministrazione sta già discutendo con i paesi coinvolti per aiutarli a rinunciare alle importazioni da Teheran.
Trump in persona ha anche annunciato di aver parlato al telefono con il premier italiano Giuseppe Conte. Palazzo Chigi ha confermato la circostanza, senza precisare se il colloquio abbia riguardato anche la questione iraniana. La decisione americana sul petrolio di Teheran è stata criticata duramente dalla Cina. Pechino si oppone “alle sanzioni unilaterali e alla giurisdizione ad ampio raggio”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, per il quale gli accordi siglati da Pechino con Teheran sono “ragionevoli e legittimi”. La Cina è tra i principali importatori di greggio dall’Iran.
Una mossa che ha fatto schizzare il prezzo del petrolio, volato a massimi da 6 mesi. Al Nymex il Wti avanza del 2,81% a 65,80 dollari al barile, il Brent guadagna il 3,21% a 74,28 dollari al barile (in precedenza era arrivato a +3,3%, ai massimi da novembre).
Intanto, spiega La Repubblica, l’Arabia Saudita fa sapere che si coordinerà con gli altri produttori di petrolio per assicurare forniture adeguate e per accertarsi che il mercato resti in equilibrio. Riad – ha riferito il il ministro dell’Energia saudita, Khalid Al-Falih – sta monitorando gli sviluppi sul mercato del petrolio e si consulterà con gli altri produttori per assicurare un mercato stabile.
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