Un intervento che suona come un appello verso i leader politici delle principali nazioni europee. Ma anche come un atto di sfida firmato da Papa Francesco e rivolto a un destinatario preciso, il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”.
L’intervento del pontefice è arrivato durante la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, durante la quale il papa ha anche specificato di voler andare in Iraq il prossimo anno. Bergoglio si è soffermato anche sulle sofferenze di Paesi come la Siria, ancora straziata dalla guerra: “Tante volte penso all’ira di Dio che si scatenerà con quelli responsabili dei paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre: questa è ipocrisia, è un peccato”.
“Un pensiero insistente mi accompagna pensando all’Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno – ha detto il Papa – perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali”.
In quell’analisi dei porti chiusi alle persone ma non alle armi, in tanti hanno visto un attacco di Bergoglio alla linea dura voluta sul fronte immigrazione da Matteo Salvini, con il quale il pontefice non ha mai avuto un rapporto disteso. Non a caso, nelle ore passate la Cei era tornata sulla polemica Chiesa-Lega, teorizzando che i tanti voti ricevuti dalla Lega alle ultime elezioni siano la spia di “una politica debole”.
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