Un libro destinato a far discutere, quello in uscita proprio in queste ore nelle librerie di tutto il mondo. Dal titolo, eloquente, “Io credo, noi crediamo”. Una raccolta di conversazioni i Papa Francesco trasmesse da TV2000 con Don Marco Pozza, il cappellano del carcere di Padova che lo aveva già intervistato sul Padre Nostro e sull’Ave Maria. All’interno del quale sono presenti diversi passaggi che lasceranno più di un interrogativo nei fedeli e potrebbero scatenare non poche polemiche.
Nello spiegare il senso della fede, il papa spiega infatti: “Non è cristiano chi non aiuta gli altri. Quando vedo cristiani troppo puliti che hanno tutte le verità, l’ortodossia, la dottrina vera, e sono incapaci di sporcarsi le mani per aiutare qualcuno a sollevarsi: quando vedo questi cristiani io dico: ma voi non siete cristiani, siete teisti con acqua benedetta cristiana, ancora non siete arrivati al cristianesimo. Il nostro comandamento principale è l’amore”.
In un altro passaggio, Bergoglio si concentra sul populismo: “Il populismo opprime il povero e strumentalizza la fede. Un’altra caratteristica del populismo è che costruisce un culto intorno al suo ‘portavoce’: il grande sacerdote. Ne abbiamo conosciuti tanti: pensa a Hitler. Pensa a lui, è sufficiente. Egli era un grande sacerdote populista, un eletto, un dio — così si credeva. I populisti sono uomini e donne che pensano solo a se stessi — non agli altri, che abbandonano alla miseria, uccidono o lasciano morire — e alimentano il culto di sé, credendosi Dio”.
“Emblematica in tal senso è la storia di Napoleone, l’uomo sicuro che si è incoronato da solo, che ha provato il piacere perverso di costringere un Papa alla prigionia. Al termine della sua vita il Signore ha avuto la misericordia di fargli sentire le umiliazioni, ed è morto come un poveraccio confinato su un’isola. Forse lì il Signore gli ha perdonato tante cose”.
Quando l’influenza (cinese) mise a letto 13milioni di italiani e ne uccise a migliaia