Silvio Berlusconi si è arreso a Matteo Salvini. Ha provato, inutilmente, a fargli da contraltare per mesi. Ha cercato di riportarlo su binari diversi, quelli di un centrodestra che comprendesse Forza Italia come polo moderato per attirare elettori che non si riconoscono nell’aggressività leghista, convinto che solo così si sarebbe potuto dar vita a una coalizione vincente per governare il Paese. Ma dopo l’ennesima sconfitta elettorale, quella delle europee, ha scelto la via più rapida e dolorosa: chinare il capo, consegnarsi senza nemmeno più trattare.
A rivelare il retroscena è Carmelo Lopapa sulle pagine di Repubblica. I vertici di Forza Italia riuniti dal Cav a Palazzo Grazioli, tutti in silenzio in attesa di capire il futuro di un partito sceso ormai al di sotto della soglia del 9% e a serio rischio sopravvivenza. Silvio, stavolta, non fa sconti. Spiega di aver sentito Salvini, di star ragionando con lui su un’intesa per il sud, dove correre insieme. Poi il passaggio chiave: “Possiamo dar vita a un partito unico o a una federazione”.
Berlusconi si mostra fiducioso, dice di aver pensato anche già al nome: “Centrodestra Unito in caso di partito unico o Centrodestra Italiano per la federazione”. Titoli di coda, implicitamente, sulla storia di Forza Italia e su tutto quello che ha rappresentato. Gli unici a farsi avanti in mezzo allo sbigottimento generale, racconta ancora Lopapa, sono Renato Brunetta e Paolo Romani, ex capogruppo forzisti. Obiettano che, così facendo, ci si consegnerebbe ai sovranisti. Ma Silvio è ormai irremovibile.
L’accordo con Salvini, nella sua testa, è cosa fatta. L’unico modo per non scendere per sempre dal treno e finire definitivamente nel dimenticatoio, il suo incubo peggiore. Silvio parla col sorriso, accanto a lui le facce sono spente. Le luci su Forza Italia si stanno definitivamente per spegnere, le chiavi di casa consegnate alla Lega. Sempre che il Capitano, quello che parla di Berlusconi come “del passato”, non ci ripensi. Lasciando l’edificio vuoto, sfitto.
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