Silvio e Vlad, un sodalizio che non si spezza neanche quando di mezzo ci sono migliaia di morti. Berlusconi sta con Putin, non è una novità, ogni sua esternazione è mirata a ribadirlo, e la premier Giorgia Meloni con il filoputinismo dei suoi alleati di governo e con l’inaffidabilità del Cavaliere deve farci i conti. Perché se il nuovo decreto armi all’Ucraina non è stato ancora varato è per l’evidente contrarietà di Lega e Forza Italia, che manda a farsi benedire l’atlantismo di FdI e che mette la presidente del Consiglio italiana in una posizione scomoda con gli alleati europei.
“Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore – ha detto ieri Berlusconi all’uscita del seggio dove ha votato per le elzioni regionali in Lombardia, riferendosi al presidente ucraino -. Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Per arrivare alla pace, il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: ‘È a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Tu domani ordini il cessate il fuoco anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi’. Solo questo potrebbe convincerlo ad arrivare a un cessate il fuoco”. Leggi anche >>>> Ucraina, “Berlusconi danneggia l’Italia”
Berlusconi, così come gli altri paladini della resa dell’Ucraina a favore dell’invasore russo, sta con Putin e mette in difficoltà la Meloni ma anche il suo ministro Antonio Tajani. Il vaneggiante rimbrotto alla premier per aver incontrato Zelensky a Bruxelles non è altro che l’ennesima inopportuna uscita sull’Ucraina, in chiave filorussa, del Cav, che nonostante le dichiarazioni di facciata di Forza Italia e dei suoi esponenti, ha sempre mostrato di stare dalla parte dei sanguinari invasori del Cremlino. La dichiarata volontà, nella primavera scorsa a Napoli, di voler ammettere lo Zar alle trattative per la pace, con tanto di accuse a Zelensky, non lasciava del resto già mesi fa spazio alle interpretazioni.
Poi la strenua difesa dell’amico Vlad, “obbligato ad invadere l’Ucraina perché pressato dai comunisti”. “Gli hanno detto: ‘Zelensky ha aumentato gli attacchi delle sue forze contro di noi ed i nostri confini, siamo arrivati a 16mila morti. Difendici perché se non lo fai tu non sappiamo dove potremo arrivare’ – disse Berlusconi -. Putin è stato spinto dalla popolazione russa, dal suo partito e dai suoi ministri a inventarsi questa operazione speciale”. Per non parlare poi degli audio “rubati” durante una riunione con i parlamentari di Forza Italia lo socrso 18 ottobre. “Non vedo come possano mettersi a un tavolo Putin e Zelensky. Zelensky, poi… non posso dirlo – affermò il Cav -. Ho riallacciato i rapporti con Putin che mi considera tra i suoi 5 veri amici. Per il mio compleanno mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho mandato delle bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce”. Leggi anche >>>>>Berlusconi: “Non bisogna parlare con Zelensky”
Insomma, che Berlusconi sia inaffidabile e stia con Putin non lo scopriamo oggi. Ma dietro l’attacco filorusso alla Meloni non c’è solo la vicinanza con lo Zar, ma anche la guerra interna a Forza Italia, divisa tra falchi ronzulliani e colombe di Tajani per il controllo di quello che resterà degli azzurri dopo la tornata elettorale per le regionali. Si torna a parlare di inevitabile scissione, con Berlusconi che avrebbe rilasciato appositamente certe dichiarazioni per tentare di attirarsi le simpatie degli elettori stanchi della guerra e per mettere ancora di più in difficoltà la Meloni in Europa.