È ormai risaputo che le bibite sono un concentrato di zuccheri, e molti pur di non rinunciarci passano alla versione light, rassicurati da quei claim come “Senza Zucchero” o “Zero Calorie” che campeggiano in etichetta: niente rischi per la dieta o per la salute, insomma. Ma sarà veramente così? A livello mondiale la vendita di bibite a zero calorie cresce del 7% ogni anno, mentre cala quella delle lattine classiche. Del resto sono ormai tantissimi gli italiani che preferiscono le varianti light o zero, nella convinzione di eliminare il principale problema contenuto nella versione tradizionale: lo zucchero bianco. Indicato da una pletora di studi scientifici come uno dei mali assoluti per la nostra salute, lo zucchero viene visto spesso dai consumatori semplicemente come causa del grasso in eccesso. Il fatto però che le bibite a zero calorie siano senza zucchero spesso significa che sono state addizionate da dolcificanti artificiali, che oltre a creare nell’organismo lo stesso meccanismo di dipendenza del classico saccarosio, sono anche più pericolosi: uno degli edulcoranti chimici più utilizzati è ad esempio l’aspartame, accusato da sempre di essere cancerogeno. Come scritto dal Guardian, le bibite “light” o i soft drink senza zucchero non sono determinanti nel controllo del peso, anzi in alcuni casi, per la salute del nostro organismo risultano anche peggiori di quelle zuccherate. Ma com’è possibile che delle bevande a zero calorie facciano addirittura ingrassare?
Attenzione alle quantità – La contraddizione dei dolcificanti è emersa in uno studio corposo condotto in Australia. È l’Università di Sydney che ha spiegato per prima uno dei risvolti più paradossali. Le versioni light di queste bibite fanno impennare l’appetito, spingendo a mangiare di più. Il meccanismo lo spiega Greg Neeley, professore di immunologia umana: “I dolcificanti artificiali ingannano il cervello, alterando la percezione del gusto. Abbiamo scoperto che, se ne assumiamo grandi quantità, siamo sollecitati a mangiare molto di più. I dolcificanti stimolano l’appetito, innescando una complessa rete di neuroni. Il cervello viene ingannato dalla dolcezza che sente, ma non trova contenuto energetico, “chiedendo” di mangiare di più”. In pratica, i neuroni non sono in grado di capire se stiamo bevendo zucchero o dolcificanti. Così mandano l’ordine al nostro corpo di comportarsi come se fosse zucchero. Il problema è che, non contenendo calorie, si innesca lo stimolo della fame.
I rischi per la salute – L’eccessivo consumo di zucchero è una tra le maggiori cause di obesità e altre patologie e, come da indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, non dovrebbe mai superare il 10% delle calorie giornaliere (non più del 5% è il target preferibile, stando alla stessa istituzione). Un pericolo soprattutto per i giovani, che consumano circa tre volte la quantità di zucchero raccomandata, e la maggior parte di questa proprio attraverso le bibite light.
In alcuni Paesi, inoltre, esistono già le cosiddette “tasse sulle bevande zuccherate” che tendono a disincentivare il consumo di soft drink, spesso progressive a seconda del livello di zuccheri contenuti. Perché se non si è sensibili ai richiami salutistici, lo si è di sicuro a quelli che incidono direttamente sul portafoglio.
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