La piccola Anita è nata con una rara forma di cataratta congenita, ma grazie a un intervento all’avanguardia è riuscita a ritrovare la vista. A 5 mesi la bimba nata cieca è riuscita a vedere finalmente i colori del mondo, e soprattutto i volti di mamma e papà. Fondamentale è stato il lavoro dei primari dei reparti di oculistica dell’ospedale San Bassiano e di Santorso che hanno eseguito all’Ulss 7 Pedemontana l’operazione all’avanguardia con cui la neonata ha potuto scampare ad una vita condannata ad essere cieca. “Ci siamo resi conto subito di avere a che fare con grandi professionisti – hanno spiegano i genitori della piccola, residenti nel Vicentino – ma mai avremmo creduto di poter trovare medici dotati anche di una così grande umanità. La dottoressa Morselli la sera dopo l’intervento è rimasta a dormire in ospedale, nonostante non fosse di turno, per rassicurarci; un anestesista straordinario è venuto a prendere la nostra bimba e l’ha portata in sala operatoria tenendola in braccio e coccolandola perché non si agitasse. Tutto è andato per il meglio. La nostra piccola Anita, appena le hanno tolto le bende, ha fatto un sorriso immenso”.
Dal calvario alla guarigione
Il dramma era iniziato a metà marzo: “Ci eravamo accorti che Anita non muoveva correttamente un occhio, non seguiva bene i nostri movimenti – hanno spiegato mamma e papà -. Abbiamo chiamato la pediatra alle 9 del mattino, e alle 10.30 eravamo all’ospedale San Bassiano per il controllo urgente. Dopo tre settimane, lo scorso 7 aprile, è stata operata. È successo tutto talmente in fretta che non abbiamo ancora fatto in tempo a metabolizzare. L’Ulss è stata incredibile. Adesso Anita dovrà seguire una riabilitazione, ma non sarà più cieca: non c’è regalo più grande”.
Umanità e un team di esperti che conoscono bene il valore del lavoro di squadra, è stato il mix perfetto per un intervento ben riuscito: “Questo tipo di interventi è molto impegnativo – ha spiegato la dottoressa Simonetta Morselli, direttore dell’U.O.C. di Oculistica del San Bassiano – si tratta infatti di operare per alcune ore fissando l’ingrandimento dell’area in cui si va ad agire, con movimenti che devono essere incredibilmente precisi, senza possibilità di utilizzare un robot: tutto sta nella manualità di chi esegue l’intervento. Per queste ragioni non è sostenibile per un solo chirurgo operare entrambi gli occhi in contemporanea, perché la fatica e lo stress andrebbero a incidere sulla sicurezza. Un grande supporto è stato dato anche dal primario Marco Baiocchi, che è riuscito ad addormentare la piccola in totale sicurezza”.
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