Una piccola bottega nata a settembre con l’obiettivo di puntare alla riduzione degli imballaggi, e dunque i rifiuti, là dove possibile (la legislazione vigente non consente infatti la vendita di alcuni alimenti sfusi).
Una sostenibilità ambientale che è orientata all’agricoltura biologica e alla ricerca di produttori del territorio, con prodotti di qualità che “fanno bene alla salute e all’ambiente”, spiegano.
La scelta di aprire Bio al sacco non è frutto di un mero calcolo di mercato, ma riflette le scelte di vita e gli interessi che Pierpaolo e Martina coltivano da moltissimi anni.
Conosciamo meglio la coppia di Bio al sacco
Nel corso di una carriera multiforme Pierpaolo ha realizzato un reportage per il settimanale L’Espresso dedicato alla più grande oasi ecologica d’Europa che si trova a Göteborg, ed è autore del libro “Quello che le etichette non dicono” (Emi, 2011).
Con la nascita della prima figlia la coppia si è posta la questione di quali cibi usare per l’alimentazione della piccola. Da qui l’adesione al primo G.A.S. (Gruppo di Acquisto Solidale).
“Temi come la sostenibilità ambientale, il biologico e la filiera corta – spiega Corradini – sono di importanza assoluta per la nostra vita e del pianeta”.
“Pierpaolo ha questa idea da molto tempo – racconta Martina Barontini – ma un anno fa abbiamo deciso di concretizzarla”, lasciandosi alle spalle (o quasi) i vecchi lavori.
Laureata in storia del cinema Martina Barontini ha intrapreso la carriera di giornalista freelance, di hostess di terra all’aeroporto e infine, di insegnante di pilates, un’attività che cerca di conciliare con la gestione della bottega.
Giornalista anche Pierpaolo Corradini, che nella sua carriera è stato fra l’altro titolare di un’agenzia di pubblicità e direttore di produzione per un ensemble di musica antica in residenza al Teatro Verdi di Pisa (ruolo che al momento sta ancora ricoprendo).
“L’idea di aprire un negozio di prodotti sfusi, biologici e a Km zero risale a molti anni fa – racconta Pierpaolo Corradini – Ma di esperienza come commerciante non ne avevo”. Una scelta non facile dunque ma “alla fine, convinti che fosse la cosa giusta da fare, per noi e per la nostra filosofia di vita, l’abbiamo fatta. Senza contare che i miei tre lavori mi davano sì a sufficienza per vivere, ma sempre in modo molto precario, con grande insicurezza e stress, dato che non è facile seguire tre attività completamente diverse. E poi cambiare è bello e fa bene”.
Molta la burocrazia da affrontare e nessun finanziamento o agevolazione alle spalle ma alla fine, grazie ai risparmi e un piccolo finanziamento di una banca, Bio al sacco è nato.
Il quartiere che lo ospita è caratterizzato da antiche botteghe: un panificio, un macellaio e un ortofrutticolo. Commercianti che, racconta Martina “ci hanno accolto in modo cordiale , disponibile, e con molta curiosità”.
“La nostra idea – prosegue Pierpaolo Corradini – era proprio quella di completare l’offerta , con cereali, legumi, pasta e tutti gli altri prodotti bio che vendiamo”.
E se inizialmente il target di riferimento ipotizzato era quello di coloro che ruotano al mondo dei G.A.S (acronimo di Gruppi di acquisto solidale) a soli due mesi dall’apertura quella che si affaccia alla porta di Bio al sacco è una clientela molto diversificata: sportivi, anziani, studenti, abitanti del quartiere, persone che arrivano da fuori città.
[Foto di Rudy Pessina]