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Bitminer Factory: l'intervista al co-founder Gabriele Stampa

La mining farm, le criptovalute, l’internet of things, le ICO e l’intelligenza artificiale: la nostra intervista a Gabriele Stampa, Cofounder di Bitminer Factory, prima mining farm industriale d’Italia, è tutta incentrata sul ruolo che l’innovazione tecnologica avrà nelle nostre vite nel prossimo futuro.

Insieme al socio ed amico Gabriele Angeli, Stampa ha realizzato la prima fabbrica di Bitcoin nel nostro paese, precisamente a Calenzano (Firenze). Nata nel maggio 2017, con meno di un anno di attività alle spalle, la Bitminer Factory vanta un processo produttivo rivoluzionario. Il prossimo passo? L’espansione in Europa.

Com’è nata la Bitminer Factory?

Provengo dal mondo digitale e sono sempre stato appassionato di e-business. Gabriele Angeli ha invece un percorso più tradizionale, maturato attraverso una lunga esperienza nell’industria delle imprese Angeli.

Il web e le attività ad esso connesse si trasformano ogni giorno attraverso processi d’innovazione sempre più veloci. Per questo mi sono avvicinato ai Bitcoin e alla tecnologia Blockchain leggendo un paio di libri sull’argomento, curioso e desideroso di capire di più. Ho deciso quindi di salire sul treno che mi ha portato verso l’opportunità di fare mining, dapprima in modo molto sperimentale, poi in maniera sempre più professionale, fino a realizzare la fabbrica che ha preso il nome di Bitminer Factory. Le sfide sono state moltissime: dal trovare il posto adatto, a far funzionare la parte energetica occorrente alla nostra produzione, fino alla creazione di una vera e propria struttura contenente macchine che rappresentano la nostra miniera. Inizialmente era stata assemblata per uso privato, grazie ad un investimento contenuto. Poi abbiamo capito che potevamo muoverci su più larga scala e creare valore implementando il sistema a livello industriale. Il nostro progetto aveva dunque preso una piega innovativa e unendo la competenza industriale da cui proveniva Angeli con il mio approccio digitale abbiamo saputo creare un modello di business vincente, che ci ha permesso di proporre la condivisione della nostra struttura.

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Cosa proponete ai clienti?

Abbiamo la possibilità di assemblare e gestire le macchine, “supercomputer” insomma, per poter effettuare fin da subito il mining in modo ottimizzato. Le macchine restano qui da noi, così da fornire ai minatori energia, assistenza e manutenzione. Grazie a questo sistema siamo stati capaci di creare una community legata al mining industriale, alla quale oggi partecipano imprenditori, manager, industriali, staccandoci da un ambito che fino a poco tempo fa era esclusivo appannaggio di “nerd” ed appassionati di tecnologia, ma chiuso perloppiù in contesti domestici. La comunità industriale che si è formata è rivolta all’esterno, la sinergia che si è creata ha offerto condivisione e un valore aziendale enorme in termini di ricerca, know how e modello di business. C’era il rischio di dividerlo, invece lo abbiamo moltiplicato. La tecnologia blockchain a mio parere offre numerose opportunità e per coloro che desiderano entrare in un circuito necessitando di infrastrutture adeguate, saremo noi a fornirle garantendo una partecipazione azionaria a tutti i minatori.

Qual è il vostro obiettivo?

Creare valore, per espanderci anche in Europa. Vogliamo generare una partecipazione attiva visto che siamo gli unici non solo a livello italiano ma anche europeo. La fiducia dei nostri affiliati deriva tutta dal fatto che siamo supportati da grossi gruppi industriali. Sappiamo che in Italia il costo dell’energia è più alto rispetto ad altri paesi d’Europa, eppure la nostra fabbrica è in grado di creare valore, non solo criptovalute! La ricchezza del mining e delle nuove tecnologie sta nel fatto che queste ultime sono in continua evoluzione ed entro pochi anni verranno integrate in tutti in settori industriali rendendo l’infrastruttura che abbiamo imparato a gestire una componente necessaria di un paese leader nell’economia globale. La finanza è sempre più fintech, ne sono spia l’ingresso dei Futures su btc alla Borsa di Chicago. Ripeto quindi che il valore non sta nei Bitcoin, caratterizzati da grande volatilità attualmente, o nelle criptovalute in generale, ma nella professionalità maturata e condivisa con una comunità attiva e produttiva grazie alle iniziative industriali e all’impatto che la tecnologia avrà nella nostra vota quotidiana.

La mining company che ci apprestiamo a sviluppare è il progetto che sta trasformando un gruppo di utenti legati da piattaforme digitali in una vera e propria industria.

Henry Ford diceva che: “Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare”. É la contaminazione di ambiti che crea la vera ricchezza.

La nostra è un’industria 4.0 nella parte collaborativa e sperimentale, nel tipo di modello che si sta raggiungendo. E siamo riusciti a farlo proprio in Italia, che di solito pecca per investimenti in innovazione.

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Come vede il futuro di coabitazione con l’Intelligenza Artificiale?

Le persone hanno forse timore perché non la conoscono. A mio parere è la strada da percorrere in quanto la rivoluzione è già in atto. Ma il ruolo umano non sparirà mai bensì si adeguerà, nasceranno nuove figure professionali che prima non esistevano e occorrerà molta più assistenza alle macchine. Nella nostra factory avvengono circa 7-8 controlli di manutenzione, per ogni macchina, al giorno. L’Intelligenza Artificiale può cambiare le nostre vite e i nostri lavori migliorandoli, offrendo grande qualità e funzionalità.

Certo, servirà sicuramente un quadro normativo adatto, manca perfino nel nostro ambito! Infatti facciamo richiesta perché non sappiamo come muoverci. Abbiamo avuto un incontro pochi giorni fa a Montecitorio con l’onorevole Baldassarre, che si è dimostrato aperto al tema e propositivo in materia legislativa. É pur vero che il legislatore si trova a dover regolamentare qualcosa che cambia continuamente; servono dunque parametri adeguati e norme che ci diano longevità senza complicazioni.

Quale consiglio daresti ai giovani che desiderano trovare occupazione nel settore?

Consiglio loro di formarsi un curriculum il più adeguato possibile all’ambito dell’internet of things e della blockchain. Nella nostra farm, una formazione di questo tipo costa dai 35 ai 40mila euro. Il valore aggiunto sta nell’avere competenze e conoscenze, ma soprattutto nella voglia di acquisire sempre nuove informazioni. Costruirsi dunque un percorso di esperienza concreta oltre agli studi di settore può determinare l’ingresso assicurato in azienda proprio come la nostra Bitminer Factory.

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