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Blockchain per il diritto d’autore. Difendersi dalla pirateria 2.0

La Blockchain, la catene di blocchi, già in uso per rendere sicure le transazioni con i bitcoin, potrebbe presto essere utilizzata per tracciare le opere protette da copyright. Ecco come.

La blockchain per il diritto d’autore è la risposta al copia incolla del mondo del web. Almeno secondo Confindustria digitale che, nei giorni scorsi, ha organizzato un convegno a Roma per discutere di copryright ai tempi, sempre più spinti, di internet. L’ipotesi presentata prevede l’utilizzo della blockchain per il diritto d’autore: una catena di blocchi, come quelli in uso per le transazioni con la criptovaluta, che permette di tracciare l’uso di un video, un brano musicale o un testo, creando così una sorta di carta digitale dell’opera protetta da copyright. L’idea è stata sviluppata da Cefriel, associazione non profit che si occupa di ricerca, innovazione e formazione. «È una tecnologia che consente di tracciare in maniera sicura e diffusa su più server l’origine di qualsiasi prodotto protetto da copyright. Potrebbe rappresentare una sorta di notaio digitale che fornisce un’identità certa ai contenuti», spiega a riguardo Alfonso Fuggetta, ceo di Cefriel. Google si è detta interessata all’idea di una blockchain per il diritto d’autore, tanto da finanziare il progetto della Cefriel. Anche Spotify, dopo aver beccato una salatissima multa per non aver pagato le royalties, si sta interessando a questa soluzione tecnologia: la blockchain permetterebbe infatti di stabilire subito, con chiarezza, il proprietario dell’opera, appaiarlo all’opera stessa e infine remunerarlo. Proprio come accade con la criptovaluta.

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Blockchain per il diritto d’autore: tenere a bada la pirateria

Perchè una blockchain per il diritto d’autore? Perchè la pirateria informatica è il nemico numero uno degli editori tradizionali e dei broadcaster in genere. Secondo le ultime rilevazioni, la pirateria costa, all’anno, 686 milioni di euro agli editori tradizionali. Il divario fra i ricavi dei titolari dei diritti e quelli dell’industria Itc è di 200 milioni l’anno. Nel mare magnum della rete è sempre più difficile, se non impossibile, farsi pagare le royalties della riproduzione dei contenuti sui canali digitali e sui motori di ricerca. Sono decine le piattaforme online, piccole, medio-piccole e grandi, che fanno affari con i contenuti di altri, senza pagare i diritti d’autore. Una blockcain per il diritto d’autore permetterebbe di tracciare l’uso dei contenuti e, di conseguenza, esigere più facilmente quanto dovuto.

Diritto d’autore, il dibattito in Europa

Nel frattempo, la commissione europea sta lavorando ad un testo sul diritto d’autore che, entro l’anno, sarà discusso in Parlamento. Fra le novità, misure più repressive in caso di illeciti, controlli automatici sulle piattaforme e filtri capaci di bloccare i contenuti sospetti. Il testo, però, al momento non convince né i broadcaster né le piattaforme digitali. Il dibattito, insomma, è ancora aperto e non è detto che la blockchain per il diritto d’autore non venga presa in considerazione fra le proposte da adottare.
fonte originale principale: www.corriere.it