Si sente spesso parlare di Blue Economy. Cos’è? E perché è così importante per il nostro ecosistema?
L’economia blu è una branchia della Green economy. Mentre quest’ultima prevede un modello di business basato su un minor impatto ambientale, che riduca le emissioni di CO2, la blue economy tende essenzialmente a volerle eliminare del tutto. Si basa sopratutto sull’innovazione e su metodi che possano creare uno sviluppo sostenibile proteggendo le risorse naturali e ambientali per le future generazioni.
Colui che per primo ha parlato di “Economia blu” è stato Gunter Pauli. Economista belga, imprenditore di successo in numerosi settori, Pauli ha fondato la Zero Emissions Research Iniziative. Si tratta di una comunità internazionale della quale fanno parte studiosi, esperti in economia, scienziati e ricercatori per trovare insieme soluzioni efficaci rispetto ad una economia che tenga conto della tutela dell’ambiente e della persona in primo luogo.
L’innovazione è essenziale nelle intenzioni della blue economy e di questa fa parte la biomimesi: si tratta di un settore specifico che studia le caratteristiche delle specie viventi per carpirne i segreti e metterle al centro dell’innovazione tecnologica.
Gunter Pauli segue il concetto di imitazione della natura trasformandolo in prodotti e ricchezza, ma soprattutto in posti di lavoro.
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Nel suo primo libro dal titolo “Blue economy. Nuovo rapporto al Club di Roma. 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” teorizza esattamente la riforma del nostro modo di concepire l’ambiente intorno a noi fino a sostenere uno sviluppo sostenibile nel pianeta in cui viviamo, soprattutto copiando dalla natura il modo in cui riesce ad sostenersi e non inquinarsi. L’ambiente infatti non ha necessitato di combustibili fossili per smaltire come invece fanno gli esseri umani.
Il pensiero e lo sforzo che nasce della blu economy è soprattutto quello di preservare le generazioni future, proteggendole da un ambiente impoverito e troppo spesso aggredito dall’uomo.
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